IL DECALOGO 1 ***

Valutazione
Complesso, Raccomandabile, Dibattiti
Tematica
Famiglia - genitori figli, Metafore del nostro tempo, Psicologia, Tematiche religiose
Genere
Drammatico
Regia
Krzysztof Kieslowski
Durata
55'
Anno di uscita
1990
Nazionalità
Germania, Polonia
Titolo Originale
DEKALOG JEDEN
Distribuzione
Mikado Film
Soggetto e Sceneggiatura
Krzysztof Piesiewicz, Krzysztof Kieslowski
Musiche
Zbigniew Preisner
Montaggio
Ewa Smal

Sogg. e Scenegg.: Krzysztof Piesiewicz, Krzysztof Kieslowski - Fotogr.(normale/a colori): Wieslaw Zdort - Mus.: Zbigniew Preisner - Montagg.: Ewa Smal - Dur.: 55' - Coproduz.: Telewizja Polska, Warzawa; Sender Freies Berlin.

Interpreti e ruoli

Henryk Baranowski (Krzystof), Wojciech Klata (Pawel), Maja Komowska . (Rena)

Soggetto

il professore universitario Krzystof vive a Varsavia (separato dalla moglie) con il decenne Pawel. Il piccolo ha ereditato dal padre la passione per i computer e manifesta doti di eccezionale intelligenza. Egli adora la zia Irene che, profondamente cattolica, risponde ad alcune sue domande sulla fede, domande che, quando poste al padre, rimangono solo degli interrogativi, con elusive o insoddisfacenti risposte. Per il professore, la Ragione e la Scienza sono misura di tutto. Un giorno del duro inverno polacco i calcoli del computer offrono tutti i dati più certi circa la solidità della crosta ghiacciata di un laghetto cittadino. Pawel calza i pattini nuovi, dono di papà, e va a giocare. Ed ecco l'imprevisto: la lastra di ghiaccio cede e il bambino muore. Sconvolto, il padre si scaglia, nella vicina Chiesa in costruzione, contro l'altare, chiedendosi invano fra le lacrime come l'assurdo si sia potuto verificare e il perchè di quella morte, mentre tutti gli elementi forniti dal computer apparivano razionali e rassicuranti.

Valutazione Pastorale

Il film, asciutto e profondo, perfetto come taglio e per forza di immagini quanto a impatto, offre il raffronto tra il mistero della Divinità e della sua legge e la fragilità della scienza umana, eretta a regola di vita ed a perfezione di modelli. Tutte le domande poste al computer ricevono risposte immediate ed esatte, tutte, tranne alcune: quelle cui la innocenza infantile anela e che sfuggono alla logica dei calcoli e dei pulsanti. È l'irruzione e l'imponderabilità del Mistero nei programmi predisposti dall'uomo e la gravità degli eventi che ne conseguono, che sconvolgono il padre di Pawel avventato contro un altare. Vi sono nel film di Kieslowski molti piccoli eventi tradotti in simboli: una macchia di inchiostro colata da una boccetta autoversatasi, l'acqua dell'acquasantiera della Chiesa che al centro della pila si cristallizza in Particolare e cosi via per altrettanti spunti e motivi di riflessione. È una "didattica" convincente, una serie di segni precisi, a contrappuntare l'assurdo e la tragedia di quella morte infantile. Il tema è altissimo e la regia crea come per miracolo una forte tensione che, pur nel realismo degli eventi quotidiani, dà prova di un rispetto innegabile per determinati valori, affrontati non da un cinema ideologico, ma da una mirabile scrittura, sollecita ad analizzare tutto ciò che di complicato alberga nell'animo e nei comportamenti degli uomini. Kieslowski non fustiga, nè condanna, ma rigorosamente propone, forse riservando al proprio "io" creativo il disincanto della non speranza. Ne risulta un film sui limiti umani, che è al tempo stesso un gioiello di equiliblio stilistico. Particolarmente intenso e tenero il personaggio del piccolo Pawel; colui che pone domande essenziali, vittima innocente della superbia altrui.

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