IL DECALOGO 2 – NON NOMINARE IL NOME DI DIO INVANO **

Valutazione
Complesso, Discutibile, Dibattiti
Tematica
Aborto, Metafore del nostro tempo, Psicologia, Tematiche religiose
Genere
Drammatico
Regia
Krysztof Kieslowski
Durata
59'
Anno di uscita
1990
Nazionalità
Polonia
Titolo Originale
DEKALOG DWA
Distribuzione
Mikado Film
Musiche
Zbigniew Preisner
Montaggio
Ewa Smal

Sogg. e scenegg.: Krzysztof Piesiewicz, Krzysztof Kieslowski - Fotogr.(Normale/a colori): Edward Klosonski - Mus.: Zbigniew Preisner - Montagg.: Ewa Smal - Dur.: 59' - Produz.: Telewizja Polska, Warzawa, Sender Freies Berlin, Berlin.

Interpreti e ruoli

Krystyna Janda (Dorota), Aleksander Bardini (Il Primario), Olgierd Lukaszewicz . (Andrzey)

Soggetto

A Varsavia, una giovane donna, Dorota, è in crisi poichè suo marito Andrzey è ricoverato in ospedale gravemente ammalato e perchè lei si trova in stato di gravidanza a seguito di una relazione con un altro uomo, attualmente lontano dalla città per ragioni di lavoro. La donna, decisa ad abortire se il marito dovesse sopravvivere, si consulta con il primario dell'ospedale, un anziano medico che, avendo perduto durante la guerra i suoi familiari morti a causa di un bombardamento vive da solo nello stesso condominio della donna. Volendo evitare questo aborto il medico giura a Dorota che Andrzey è ormai moribondo pur essendo certo che per questi la speranza di vivere sussiste ancora. Rassicurata, la donna, anche se, come dichiara, ama ambedue gli uomini, decide di abbandonare l'amante e di tenersi il nascituro, che sarà così l'unica ragione della propria esistenza. Trascorso ormai del tempo, Andrzey, ristabilito, si reca dal medico sia per esprimergli la propria gratitudine per l'inaspettata guarigione sia per comunicargli l'imminente nascita di un figlio che crede suo.

Valutazione Pastorale

Anche se il riferimento al secondo Comandamento ("Non nominare il nome di Dio invano") può qui apparire meno esplicito, tutto sta in quell'invano. Come a dire che non è poi necessario far carico al Signore per la responsabilità personale di una precisa scelta morale, quando è sufficiente una creatura umana a imboccare la strada giusta. Dorota è al centro di una vicenda realistica e dolorosa, che fra angoscie e dubbi si conclude tuttavia nel trionfo della vita per l'unico corso della natura che ci lega in rapporti interpersonali. Tutto è affrontato con lucidità e rigore espressivo, denunciando senza condannare, andando subito al nodo del problema e giocando in parallelo fra il ruolo della donna disperata e quello dell'anziano medico il quale, per salvare una vita altera la verità, conscio di mentire e perchè mentire. Con una forte tensione drammatica, grazie ad una scrittura essenziale (che mai cede un solo momento) e con una scolpitura dei personaggi di grande rilievo, la storia è densa di vibrante, sofferta umanità, anche per la interpretazione di Krystyna Janda e di Aleksander Bardini.

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