Sogg.: e Scenegg.: Krzysztof Piesiewicz, Krzysztof Kieslowski - Fotogr.: (normale/a colori) Andrzej Jarosiewicz - Mus: Zbigniew Preisner - Montagg.: Ewa Smal - Dur.: 56' - Co-Produz.: Telewizja Polska, Warzawa, Sender Freies Berlin, Berlin
Interpreti e ruoli
Maria Koscialkoska (Zofia), Teresa Marczewska (Elzbieta), Tadeusz Lomnicki, Artur Barcis
Soggetto
l'anziana Zofia, docente di filosofia morale all'Università di Varsavia, è molto apprezzata dagli allievi per la sua umanità e la sua comprensione. Le sue lezioni, popolari tra gli studenti, sono frequentate spesso anche da molti uditori stranieri. Tra costoro c'è Elzbieta, una giovane americana di origine polacca, la quale, nel corso di un dibattito del seminario "L'inferno etico", espone un caso di coscienza di cui è a conoscenza: durante l'occupazione tedesca nel 1943 della Polonia, una coppia cattolica, che si era impegnata a far battezzare un'orfana ebrea di sei anni per evitarle la deportazione in un lager, timorosa di testimoniare il falso si era rifiutata di mantenere la promessa. Durante tutto il racconto Elzbieta non aveva mai smesso di distogliere gli occhi da Zofia: costei, improvvisamente, riconosce in lei la bambina ebrea alla quale aveva negato allora il suo aiuto. Felice di vederla viva perchè è stata sempre tormentata dal rimorso, Zofia spiegando a Elzbieta perchè ritenne di dover agire in quel modo, cerca di ottenere dalla donna il perdono.
Valutazione Pastorale
tema del rimorso, per un comportamento che si credette adottato a fin di bene sacrificando un singolo pur di salvarne molti, duramente pagato, tuttavia, nei decenni successivi con il pensiero della piccola ebrea forse uccisa. Ne capisce l'ineludibile esigenza occasionale l'allieva di Zofia, allorchè prima chiede "perchè mai nella vita taluni possano salvare ed altri essere solo salvati" e poi sente cadere alla fine la vena di rancore insita in quella domanda per cui resta disarmata e commossa. Qui non vi sono intenti punitivi: anzi, dagli abissi e tormenti dell'anima fiorisce come un bagliore di ottimismo, di quiete conseguita. Il problema-base, enunciato sotto la specie del "Non dire falsa testimonianza", è quello delle scelte, che ad ogni uomo si impongono, spesso durissime e angosciose sempre per il coraggio della verità, malgrado che tante volte esse appaiano divaricanti e inumane rispetto al mondo morale. La fine dell'incubo per l'anziana maestra, la persuasione che grado a grado si impadronisce dell'uditrice tornata sui luoghi dell'infanzia la sete di oblìo e di riconciliazione delle due donne tutto appare toccante e vivo. Forse si può ritrarre l'impressione che in "Decalogo 8" la storia si distenda maggiormente. Il tempo è un filtro: gli eventi di quasi 50 anni prima esigono che le motivazioni possano in qualche modo decantare, Kieslowski pone espressamente sulle labbra della anziana filosofa il nome di Dio, concedendosi di alludere chiaramente alla ragione ed ai calcoli degli uomini. Un caso di coscienza a presiedere la ricerca della verità in situazioni difficili, con i dubbi dello scegliere ed una grande umanità bisognosa di perdono di tutti a tutti. Film validissimo tra l'altro recitato e vissuto da una Maria Koscialkowska, una Zofia mémore e finissima.