Orig.: India/Stati Uniti (2006) - Sogg.: tratto dal romanzo "L'omonimo" di Jhumpa Lahiri - Scenegg.: Sooni Taraporevala - Fotogr.(Normale/a colori): Frederick Elmes - Mus.: Nitin Sawhney - Montagg.: Allyson C. Johnson - Dur.: 122' - Produz.: Lydia Dean Pilcher, Mira Nair.
Interpreti e ruoli
Kal Penn (Gogol), Tabu (Ashima), Irrfan Khan (Ashoke), Jacinda Barrett (Maxine), Zuleika Robinson (Moushimi), Dhruv Mookerji (Rana), Ruma Guha Thakurta (madre di Ashoke), Tamal Roy Choudhury (padre di Ashoke), Tanushree Shankar (madre di Ashima), Yasachi Chakraborty Sukanya (padre di Ashima), Kousik Bhowal . (Rini), (dott. Gupta)
Soggetto
Dopo il loro matrimonio combinato, Ashoke e Ashima lasciano Calcutta e arrivano a New York. Qui nasce il primo figlio, che viene chiamato Gogol, e poi una femmina. Cresciuto, Gogol vorrebbe cambiare quel nome, che invece è molto importante per il padre. Gogol inizia una relazione con una ragazza americana, bionda e di famiglia ricca. Quando il padre, fuori città per lavoro, é preso da un malore e muore, Gogol avverte un forte dolore, partecipa alla cerimonia funebre, riscopre le proprie radici indiane e arriva a lasciare la fidanzata. Vive poi una storia con una connazionale che però ha altre ambizioni e lo lascia. Ora Gogol ha compreso per intero il perchè di quel nome, e sa che la sua vita non può farne a meno. La madre, anziana e stanca, decide di tornare a Calcutta. Ma sa da subito che vivrà per sempre con due nostaglie: quella dell'India quando è a New York, e quella dell'America quando è a Calcutta.
Valutazione Pastorale
Mira Nair ha letto il romanzo "L'omonimo" della scrittrice Jhumpa Lahiri, un best seller che l'ha commossa e convinta dell'opportunità di portarlo su grande schermo. I temi cari alla regista indiana in effetti ci sono tutti. Il punto centrale é quello delle due 'nostalgie', dell'amore per la propria terra e insieme del rispetto per il Paese dove uno ha scelto liberamente di trasferirsi. I grossi problemi (sociali, culturali, familiari) che lo sradicamento porta con sè sono affidati a personaggi e situazioni costruiti con misura e pacatezza. Non sceglie di urlare, di gridare la Nair. Le piccole gioie, i grandi dolori procedono nella sequela dei giorni con tono sussurato e mai sguaiato. Emozioni e dolcezze escono dalla percezione di situazioni difficili, risolte con la convinzione di affidarsi a valori solidi, la casa, la famiglia, la letteratura che conforta. Un racconto sommesso e commosso che cresce lentamente di spessore, e riesce alla fine ad essere più ampio dei limiti geografici che si é imposto. Per questi motivi il film, dal punto di vista pastorale, é da valutare come raccomandabile, problematico e adatto per dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria e da proporre in molte occasioni per avviare riflessioni sui temi importanti sopra segnalati (emigrazione, integrazione, incontro tra culture...).