Orig.: Italia/Gran Bretagna (2002) - Sogg.: tratto dal romanzo omonimo di Patricia Highsmith - Scenegg.: Charles McKeown, Liliana Cavani - Fotogr.(Panoramica/a colori): Alfio Contini - Mus.: Ennio Morricone - Montagg.: Jon Harris - Dur.: 110' - Produz.: Ileen Maisel, Simon Bosanquet, Riccardo Tozzi.
Interpreti e ruoli
John Malkovich (Tom Ripley), Dougray Scott (Jonathan Trevanny), Ray Winstone (Reeves), Lena Headey (Sarah Trevanny), Chiara Caselli (Luisa Ripley), Sam Blitz (Matthew Trevanny), Evelina Meghnagi (Maria), Paolo Paoloni (Franco)
Soggetto
Tre anni dopo una truffa milionaria realizzata vendendo falsi disegni rinascimentali, Tom Ripley si è stabilito nel Veneto, in una villa palladiana, con la moglie Luisa. La sua tranquillità finisce quando riceve la inattesa visita di Reeves, un malavitoso già suo protetto. La mafia russa sta mettendo le mani sugli affari avviati a Berlino e lui ha bisogno di qualcuno sconosciuto che possa assassinare un boss moscovita. Per Ripley il candidato ideale è Jonathan, un corniciaio inglese che vive da quelle parti, condannato da un male incurabile e intenzionato ad assicurare la tranquillità economica alla moglie e al figlioletto. Jonathan accetta, va a Berlino, elimina il boss e torna a casa euforico, cercando di nascondere alla moglie il denaro e la verità. Ripley, che voleva prendersi gioco di Jonathan, considera chiuso l'episodio. Succede però che Reeves si ripresenta, stavolta indicando in un gangster ucraino la nuova vittima da eliminare. Jonathan parte, Ripley lo segue. Sul treno, al momento opportuno, Ripley strangola il gangster con due suoi accoliti. Tornati in Italia, vengono a sapere che il terzo ucraino è sopravvissuto e vuole vendicarsi. Barricati nella villa, Ripley e Jonathan aspettano l'arrivo dei malavitosi. Dalla sparatoria che segue esce vivo solo Ripley. Eccolo ora a Vicenza dove la moglie Luisa sta per esibirsi in un concerto di clavicembalo. Ripley ha uno sguardo pieno di dubbi.
Valutazione Pastorale
Il personaggio Tom Ripley, assassino tanto spietato quanto raffinato e amante del bello, é uscito dalla penna di Patricia Highsmith, scrittrice americana che ne ha fatto il protagonista di una serie di cinque romanzi. Il cinema lo ha individuato da tempo: "Delitto in pieno sole" di René Clement (1961); "L'amico americano" di Wim Wenders (1978); "Il talento di mr. Ripley" di Anthony Minghella (1999). Più che un giallo, un film di suspence, dice Liliana Cavani, che aggiunge: "Nei thriller oggi siamo inebetiti dalla velocità delle immagini che cambiano, qui invece ci si concentra sulla mente del criminale...Mi interessava la normalità e l'ambiguità del male". Se le premesse potevano risultare stimolanti, lo svolgimento lascia tutto insoluto e irrisolto. A parole tante cose possono essere dette, tante suggestioni possono essere lanciare: il male 'inevitabile', il gioco come esperimento di sopraffazione sull'altro, la disperazione come spinta al peggior compromesso. Ben poco di questo però emerge da un racconto condotto certamente con impeccabile professionismo ma senza la minima convinzione. Se é vero, come afferma, che nella Highsmith c'é un po' di Dostoiewsky, la Cavani avrebbe dovuto partecipare di più alle amare parabole esistenziali di Ripley e della sua vittima Jonathan. Invece si limita a redigere la cronaca di vari omicidi, con freddezza distaccata e indifferente. Diretto su commissione (e si vede), il film é carente propio laddove vorrebbe far emergere qualche motivazione dei feroci comportamenti del protagonista. Dal punto di vista pastorale, è da valutare come discutibile, nell'alternanza di momenti felici e altri fuori misura che generano non poche ambiguità.
UTILIZZAZIONE: ritmo frammentario ed eccessi di crudezze inducono a riservare il film in programmazione ordinaria ad un pubblico adulto. Da recuperare, accanto agli altri titoli, nell'ambito di rassegne e confronti con gli altri titoli su Ripley.