Orig.: Germania (2015) - Sogg. e scenegg.: Elisabeth Bartel, Giulio Ricciarelli - Fotogr.(Panoramica/a colori): Martin Langer, Roman Osin - Mus.: Niki Reiser, Sebastian Pille - Montagg.: Andrea Mertens - Dur.: 124' - Produz.: Uli Putz, Sabine Lamby, Jakob Claussen.
Interpreti e ruoli
Alexander Fehling (Johann Radmann), André Szymanski (Thomas Gnielka), Friederike Becht (Marlene Wondrak), Johannes Krisch (Simon Kirsch), Hansi Jochmann (Erika Schmitt), Johann von Bulow (Otto Haller), Robert Hunger Buhler (Walter Friedberg), Lukas Miko (Hermann Langbein), Gert Voss . (Fritz Bauer)
Soggetto
Germania Occidentale, 1958. Mentre nel resto del mondo la cosiddetta guerra fredda tra i due blocchi dominanti (Stati Uniti e Unione Sovietica) vive momenti difficili, in Germania domina un euforico entusiasmo. In uno scenario tendente all'ottimismo, Johann Radmann, da poco nominato Pubblico Ministero, ascolta la confessione di un giornalista che avrebbe riconosciuto in un insegnante una ex guardia di Auschwitz. La possibilità di perseguirlo legalmente resta tuttavia senza seguito e allora Radmann decide di proseguire la ricerca da solo. Aprendo un capitolo di storia inedito e sconvolgente noto come 'i processi di Auschwitz'...
Valutazione Pastorale
Fino a quel 1958, poche occasioni ci sono state per entrare decisamente nei fatti accaduti nella nazione tedesca nel periodo tra 1948 e 1988, anno della caduta del muro di Berlino. Anche il cinema è rimasto in modo un po' sospetto ai margini della Storia. Così va accolto con soddisfazione questo film di produzione tedesca che parla dello ieri ma guarda anche l'oggi. I fatti sono dunque tutti autentici, e trascorrono oltre cinque anni dai primi procedimenti preliminari fino all'apertura vera e propria della causa contro i reduci dai campi di sterminio. Lascia in effetti increduli che così tanti episodi siano rimasti ignoti alla maggioranza dei tedeschi. Si trattava di far prendere atto a chi non ne aveva conoscenza che numerosi uomini, anche cittadini semplici e anonimi, vivevano in città e in campagna una vita tranquilla dopo aver servito il nazismo a vari livelli di responsabilità. Dei crimini commessi ad Auschwitz non si vuole sentire parlare e il lavoro di Radmann va avanti tra molte diffidenze. Quello che si rivela è invece un labirinto di bugie e di sensi di colpa, di presa d'atto che è impossibile chiamarsi fuori da una tragedia come l'Olocausto. Partendo da fatti veri, il film ha il merito di muoversi tra dramma, thriller, suspence, restituendo un quadro aderente e credibile della Germania fine anni '50. Diventa meritevole la capacità del regista di scrivere una fetta di storia con occhi che non si fermano alla superficie e proiettano l'ombra del male su scenari più ampi e profondi. Facendo della vicenda un ritratto d'epoca aspro, risentito e pertinente. Bisogna aggiungere che a dirigere il film c'è l'italiano Giulio Ricciarelli, nato a Milano nel 1965 ma tedesco per formazione e esperienze professionali tra cinema e teatro. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni come proposta seria e coerente che abbraccia argomenti ampi tra cinema, storia, scelte etiche e morali. Da proporre anche in occasioni educational e scolastiche.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni come proposta seria e coerente che abbraccia argomenti ampi tra cinema, storia, scelte etiche e morali. Da proporre anche in occasioni educational e scolastiche.