Sogg. e Scenegg.: Gianni Amelio, Sandro Petraglia, Stefano Rulli - Fotogr.: (panoramica/a colori) Tonino Nardi, Renato Tafuri - Mus.: Franco Piersanti - Montagg.: Simona Paggi - Dur.: 112' - Produz.: Erre Produzioni, Alia Film, Raidue
Interpreti e ruoli
Enrico Lo Verso (Antonio), Valentina Scalici (Rosetta), Giuseppe Ieracitano (Luciano), Florence Darei (Martine), Marina Golovine (Nathalie), Fabio Alessandrini, Vitalba Andrei, Antonino Vittorioso, Maria Pia Di Giovanni, Vincenzo Peluso, Agostino Zumbo, Renato Carpentieri
Soggetto
Rosetta, una ragazza di undici anni di origine siciliana, avviata alla prostituzione dalla madre, che vive, separata dal marito, a Milano, ha un fratellino disadattato, Luciano, che soffre naturalmente della situazione. L'arresto della madre e del cliente di turno fa sì che i due ragazzi vengano affidati ad un istituto per l'infanzia di Civitavecchia. Li accompagna una coppia di carabinieri, che presto si riduce al solo Antonio, un giovanotto calabrese semplice e di buon cuore, in quanto il collega scende a Bologna per affari privati. Il clima è di reciproca diffidenza ed ostilità fra i tre. Il bimbo non parla e ha problemi d'asma, la ragazza è diffidente e aggressiva. A Civitavecchia l'istituto rifiuta la ragazza, e così Antonio chiede ospitalità ad un collega. I tre approdano in Calabria dove il carabiniere fa ospitare i ragazzi presso la sorella che ha un ristorante. C'è una Prima Comunione, e Rosetta fraternizza con i coetanei mentre Luciano è affascinato da una foto di Antonio piccolo mostratagli dalla nonna di quest'ultimo. Ma il clima idillico è rotto bruscamente dal riconoscimento di Rosetta da parte di una giovane parente, che ha letto di lei su una rivista. Antonio tenta di consolare la ragazza che piange disperata. Prosegue il viaggio ed i tre giungono in Sicilia, dove incontrano Nathalie e Martine, due ragazze francesi, con cui fanno amicizia. Ma anche qui l'incanto si rompe a causa di uno scippatore che strappa la macchinetta fotografica di una delle due turiste a Rosetta che sta scattando. Antonio ferma il ladro e lo porta al Commissariato, ma qui si trova a dover rispondere addirittura dell'accusa di sequestro di minori, per non aver consegnato immediatamente i bambini all'istituto siciliano. Dopo un rabbuffo il Commissario tuttavia rilascia il carabiniere, che, nonostante l'affetto che lo lega ormai ai due bimbi, e che è ricambiato, non potrà che consegnarli al loro triste destino.
Valutazione Pastorale
Non si può immaginare un soggetto più semplice ma con implicazioni complesse come questo lavoro di Amelio, che sembra rinverdire i fasti del cinema verità. Scritto dal regista con Rulli e Petraglia, il copione, liberamente reinventato via via che lo si traduceva in pellicola (su stessa ammissione di Amelio e di LoVerso, il bravissimo Antonio) scorre via con naturalezza, senza una sbavatura, una frase di troppo, e soprattutto senza mai cedere a facili tentazioni retoriche. Impressiona la naturalezza dei bambini, alla loro prima esperienza davanti alla cinepresa, che creano, nel loro sofferto e dialettico scontro-incontro col giovane carabiniere una gamma di sfumature che vanno dal dramma psicologico alla commedia di costume passando, con accenti quanto mai sobri ed efficaci, attraverso gli infidi meandri del film denuncia, che in Italia ha spesso dato eccellenti prove ma talora ha intinto volentieri la penna nel torbido. Vi sono memorabili sequenze, come quella in cui la bimba recita la preghiera all'Angelo Custode con accanto il seduttore di turno, o l'incontro di Antonio con la nonna, o Rosetta che fa alla futura comunicanda le domande del Catechismo, ma non vi è che l'imbarazzo della scelta per un lavoro i cui spunti di riflessione possono veramente alimentare dibattiti sui numerosi temi, e sociali, che vengono via via messi in evidenza. Un lavoro encomiabile, ben scritto, ben diretto, ed interpretato in modo egregio.