Sogg.: tratto dal libro di Alan Dershowitz - Scenegg.: Nicholas Kazan - Fotogr. (panoramica/a colori): Luciano Tovoli Mus.: Mark Isham - Montagg.: Lee Percy - Dur.: 111' - Produz.: Edward R. Pressman, Oliver Stone.
Interpreti e ruoli
Glenn Close (Sunny Von Bulow), Jeremy Irons (Claus Von Bulow), Ron Silver (Alan Dershowitz), Annabella Sciorra (Sarah), Uta Hagen (Maria), Fisher Steven (David Marriott), Jack Gilpin (Peter Macintosh)
Soggetto
Nel marzo del 1982 il nobile Claus von Bulow, un enigmatico individuo, viene giudicato dal tribunale americano colpevole, per aver tentato due volte di uccidere la moglie Sunny. La donna, bella e ricchissima, madre di tre figli (Alex ed Ala del primo marito e la piccola Cosima) è caduta due volte in coma (la prima nel dicembre del '79): abituata ad ingerire alcoolici e medicinali vari, (circolava nella lussuosa villa di Newport anche l'insulina), era sconvolta dalla gelosia, poiché Claus aveva una amante fissa. Tutte le ipotesi sono aperte: i sospetti contro il patrigno agitano Alex ed Ala, molti dubbi nutre la fida cameriera Maria, mentre anche l'ombra del suicidio divide opinione pubblica e Corte. Un anno dopo il primo coma, ecco che arriva il secondo: il corpo di Sunny viene trovato in bagno, mentre nell'adiacente guardaroba viene scoperta una borsetta, con un ago ipodermico recante tracce di insulina. Al processo malgrado talune prove non del tutto convincenti, Claus von Bulow è ritenuto colpevole per duplice tentato uxoricidio. Mentre Sunny giace in coma, Claus decide di ricorrere contro la sentenza e contatta all'uopo un avvocato celebre, il professore Alan Dershowitz, un ebreo tenace ed abilissimo. Da prima esitante , il legale accetta il mandato; e mobilita i suoi allievi di Harward. Rileggendo i verbali processuali, rivedendo le deposizioni dei testimoni, esaminando i risultati evidenziati dalle perizie medico-legali e assai prodigandosi, Dershowitz e la sua équipe acquisiscono elementi nuovi. Si scoprono uno sconosciuto corriere della droga (David Marriot), che già nel '77 aveva consegnato merce al figlio di Sunny, insieme ad aghi e siringhe (e con ciò su Alex aleggiano sospetti, poiché questi potrebbe avere deliberatamente nascosto nel guardaroba la borsetta contenente la siringa con tracce di insulina per incastrare il patrigno), nonché alcune incongruenze nelle varie perizie, specie a riguardo dell'insulina, il che riuscirebbe a determinare il totale smantellamento dell'accusa. In sede di appello, davanti alla Suprema Corte dello Stato di Rhode Island, Dershowitz ottiene in via eccezionale di introdurre le prove nuove (inclusi gli aghi e la insulina usati in danno del suo cliente) e, vittorioso sul piano procedurale, riesce a far scagionare von Bulow, con la revoca del verdetto originario. Ma, portato a termine il mandato e prima che un nuovo dibattito abbia luogo, l'avvocato lascia intendere a von Bulow che, conseguita la vittoria sul piano strettamente giuridico e giudiziario, dal punto di vista morale la propria coscienza di uomo gli impedisce di schierarsi dalla parte di lui.
Valutazione Pastorale
Film-cronaca, con suggestivi flash-back, a suturare con il passato la ricerca e l'indagine del presente. Tratto dal romanzo di Alan Dershowitz (lo stesso avvocato che difese Claus von Bulow dall'accusa di tentato uxoricidio), non è tanto il dibattito processuale ad interessare quanto l'estenuante, puntiglioso ed accorto lavoro preparatorio, che la difesa pone in opera per la verità. L'ambiguità di certe versioni, il mistero sulle radici del "caso" von Bulow, la fragilità di talune ipotesi, la imperiosa includibilità di determinati fatti, tutto è messo nel giusto valore con la chiarezza e stringatezza della narrazione: ciò anche con l'aiuto della voce fuori campo di Sunny in coma, la quale aggiunge al dibattito processuale la propria personale verità. Il film di Shroeder è interessante, costruito e teso in giusta misura e, in quanto documento di indagine paziente e approfondita, arricchito da uno stile asettico. Le indagini e la preparazione di quel ricorso mirante al ribaltamento e revoca del verdetto di accusa costituiscono le nervature del film, senza offrire pretesti di sorta alla spettacolarità. Da qui il sostanziale equilibrio dell'opera. L'altro elemento, importante anche sul piano drammatico, è il rapporto che viene ad instaurarsi fra il nobile Claus -
uomo misterioso, spesso sfuggente - e l'avvocato che intende difenderlo: di estrazione diversa ambedue, pronti alla sfida reciproca, duellanti astuti, eppure implicati, su piani diversi, in una inevitabile collaborazione personale. L'impegno deontologico del difensore, teso alla vittoria sotto il profilo procedurale è impeccabile, mentre rimane in lui intatto, ad appello concluso, il culto della giustizia autentica nella ricerca della Verità. I dialoghi, da questo punto di vista, sono esemplari. Infine non sfugge al regista il retroterra sociale del film, tutto quello che a monte del codice e in parallelo con la tecnica stessa dell'istruttoria si cela: un mondo falso e guasto, denaro e lusso impudente, un mondo di menzogne, complicità e inconsistenza morale , nel quale suicidi e omicidi più che plausibili si ammantano dalle ombre fosche del mistero. Evidente la bravura degli interpreti: Jeremy Irons che impersona von Bulow, a tratti folle, a tratti credibilmente innocente, vittima o carnefice, in ogni momento elegante e maestro nel tratto e nella espressione; Glenn Close, nevrotica senza strafare, miliardaria viziata, ma anche donna gelosa e dolente, sempre attrice di eccellente resa e presa (anche quando è immota nel duplice coma); infine, l'ottimo Ron Silver nel ruolo del legale, efficiente, acuto, ricco di umanità, non senza talune rapide concessioni all'humour. Da vedere, non solo nell'ottica di un "giallo" pieno di interrogativi e sorprese, ma anche sul piano dei contenuti e dei riflessi psicologici del dramma e dei personaggi. Fotografia e scenografia accuratissima e musica molto originale.