Orig.: Germania/Austria/Francia/Italia (2009) - Sogg. e scenegg.: Michael Haneke - Fotogr.(Panoramica/B&N): Christian Berger - Mus.: brani vari - Montagg.: Monika Willi - Dur.: 145' - Produz.: Stefan Arndt, Velt Heidushka, Michael Katz, Margaret Menegoz, Andrea Occhipinti.
Interpreti e ruoli
Christian Friedel (il maestro), Leonie Benesch (Eva), Ulrich Tukur (il barone), Ursina Lardi (la baronessa Marie Louise), Fion Muter (Sigmund), Michael Kranz (il precettore), Burghart Klaussner . (il pastore), Steffi Kuhnert (Anna), Leonard Proxauf ( moglie del pastore), Maria Victoria Dragus (Martin), Levin Henning (Klara), Johanna Busse (Adolf), Yuma Ameche (Margarete), Rainer Bock (Annche), Susanne Lothar (il dottore)
Soggetto
Anno 1913. In un paese di campagna nella Germania del Nord, alcuni giovani diventano protagonisti o testimoni di alcuni misteriosi atti di violenza che scatenano nei responsabili della comunità reazioni severe e rigorose.
Valutazione Pastorale
Come nei due "Funny Games", come ne "La pianista", come in altre occasioni, Haneke continua a riflettere sulla violenza. E qui entra in quella che genererà il male assoluto. Tutto funziona alla perfezione nello scenario scelto dal regista: la claustrofobia del paesino è direttamente proporzionale al suo funzionamento. Ci sono regole che non possono essere disattese, pena la punizione immediata in senso correttivo. La mancanza del nastro bianco, segno di purezza, spezza la ferrea armonia di una comunità che sta in piedi solo grazie ad un complice silenzio. Paura, rassegnazione, adeguamento alle regole esistenti. Calato in un clima freddo e distante, dove il gelo atmosferico corrisponde a quello dei sentimenti, e la ragione ha ceduto il passo alla nuda irrazionalità, il copione scandisce con struggenti fremiti il nascere e il formarsi di quella generazione che attraverserà le durezze della guerra mondiale e poi penserà di sfogarsi applaudendo la follia del nascente nazismo. Haneke sceglie il B&N, gira alla maniera dei film dell'espressionismo tedesco, lavora sulla forma e affonda il coltello in quel seme della violenza che alberga nel profondo della natura umana e talvolta, sollecitato, riemerge. Affresco lirico e duro, apologo antirealista, dramma calato in un tempo preciso e insieme dal respiro metastorico, il film denuncia crudeltà, egoismo, dogmatismo, che distorcono la verità dell'essere umano. Dal punto di vista pastorale, é da valutare come raccomandabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film é da utilizzare in programmazione ordinaria in seguito in molte occasioni per avviare riflessioni sui temi sopra descritti. La forte intensità delle immagini consiglia attenzione nell'uso per minori e piccoli anche in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.