Orig.: Italia (2004) - Sogg.: tratto dal romanzo omonimo di Mohammed Choukri - Scenegg.: Rachid Benhadj - Fotogr.(Panoramica/a colori): Pierluigi Santi - Mus.: brani di autori vari - Montagg.: Eugenio Alabiso - Dur.: 100' - Produz.: A.E. Media, Esse&Bi, Progetto Visivo.
Interpreti e ruoli
Said Taghmaoui (Mohamed), Faycal Zeghadi, Sanaa Alaoui, Karim Benhadj, Ahmed Elkourachi, Marzia Tedeschi, Armando De Razza
Soggetto
Nella Tangeri del 1942 il piccolo Mohamed, chiuso nelle miserie di una famiglia poverissima, assiste al folle gesto del padre che uccide il fratellino, e poi viene arrestato. Sei anni più tardi, nel 1948, Mohamed, adolescente, trova lavoro come sguattero in un locale di ristoro, ma é insofferente e resiste ben poco. Molte traversie, fatica, dolori e incomprensione lo aspettano, prima che, uscito a sua volta di prigione, capisca che la sua vita ha bisogno di un sostegno forte per andare aventi. Il vuoto da colmare é quello dell'alfabetizzazione, della lettura, della memoria da ritrovare. Mohamed comincia a studiare, e, più tardi, ad avvertire il bisogno di farsi veicolo di conoscenza verso gli altri. Ormai maturo, eccolo fare il maestro. Quindi Mohamed va al cimitero, sulla tomba del padre. Qui, da lontano, osserva un bambino intento a tagliare l'erba che servirà da cibo per la famiglia: anche lui tanti anni prima aveva fatto lo stesso e la madre lo aveva rimproverato.
Valutazione Pastorale
All'origine c'é il romanzo omonimo scritto da Mohamed Choukri con taglio autobiografico ma con lo slancio accorato di chi chiede riscatto dalle privazioni di una intera vita. Choukri, candidato al Nobel per la letteratura, ha seguito passo passo la realizzazione del film, appare anche nella sequenza conclusiva (é il vecchietto che si vede al cimitero), é morto poco dopo la fine delle riprese nel 2003. Riuscendo tuttavia a verificare come il proprio lavoro, partito dalla pagina scritta, riceva dalle immagini in movimento una ulteriore spinta a farsi testimone in spazi più ampi delle molte problematiche affrontate. Dal libro infatti passa al racconto cinematografico il diario di una vita sofferta e dolente, delle vicissitudini di un bambino che diventa adulto quasi senza saperlo o, meglio, senza sapere come fare. Un maturità da inventarsi, un ruolo nella vita da scoprire, con timore e coraggio. Il taglio visivo scelto dal regista Rachid Benhadj inciampa qua e là in qualche passaggio un po' affrettato, con una drammaturgia non sempre approfondita a dovere. Intatto però resta il valore dell'affresco, che fissa con sofferta vitalità 50 anni di vita del Marocco, tra degrado, speranza, voglia di riscatto. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come discutibile, e in genere di tono semplicistico.
UTILIZZAZIONE: più che per la programmazione ordinaria, il film si segnala per occasioni mirate e per proiezioni in cineforum, cinema d'essai, scuole, gruppi di studio: per affrontare temi legati al confronto di culture con i Paesi dell'area africana mediterranea, e al rapporto cinema/letteratura.