Interpreti e ruoli
Silvio Orlando (Antonio), Michele Placido (Salvatore), Claudio Santamaria (Mario), Paola Cortellesi (Nina), Imma Piro (Maddalena), Flavio Pistilli (Giannino), Maria Laura Rondanini . (Manuela)
Soggetto
La sede di Campolaro della CarAir, multinazionale americana produttrice di pneumatici, annuncia la prossima chiusura e il conseguente licenziamento dei 500 operai molti dei quali provenienti dallo stesso paesino arroccato sulle montagne dell'Appennino. Gli operai tuttavia non si arrendono, fanno opposizione e si organizzano: la fabbrica viene occupata e in breve nasce un sito Internet che aggiorna la situazione. Finalmente il caso acquista risonanza nazionale. A guidare gli operai ci sono: Antonio, di età media, che tuttavia spera di tornare al vicino paese d'origine insieme a Nina, la sua compagna, con cui è fidanzato da anni e che però tempo prima, lasciata la fabbrica, è andata a Milano dove vive e lavora; Salvatore, sindacalista, si età più matura, sposato e in conflitto con il figlio 18enne disoccupato; Mario, giovane, pronto a cercare una via alternativa e a mettere in piedi con la moglie e altre donne una produzione di pasta fresca. Viste vane le varie iniziative, i tre vanno dapprima alla commissione europea di Bruxelles poi in America alla sede centrale della CarAir. Sembra che possa essere raggiunto un accordo ma poco dopo la ditta fa sapere che lo stabilimento verrà chiuso definitivamente. Ora gli operai si ritrovano soli sulla spiaggia. Antonio comincia a tossire, accusa un malessere, viene ricoverato e in breve muore in seguito alle esalazioni dei gas respirate in fabbrica. Intanto il paese si stringe intorno alla processione di Santa Gemma e al simbolo della Pupazza bruciata, testimonianza di antichissime tradizioni.
Valutazione Pastorale
Per molto tempo la tematica 'lavoro' si é legata a quella della prima occupazione per i giovani: per lavoro si intendeva 'ricerca del primo lavoro' e quindi inserimento nei settori produttivi magari come momento indispensabile per progettare un futuro personale e familiare. Negli ultimi anni un'altra urgenza si è prospettata, la perdita del lavoro già acquisito. Cominciata in maniera semiseria con "Full Monty" (1998), la tendenza ha poi preso connotati più seri, attraversando l'Europa: dall'inglese "Paul, Mick e gli altri" al francese "A tempo pieno" allo spagnolo "I lunedì al sole". In questa scia si inserisce anche Milani (al terzo titolo dopo "Auguri professore" e "La guerra degli Antò") che torna a riproporre l'incontro tra cinema italiano e condizione operaia. Anche qui la perdita del lavoro è osservata come momento che ha ricadute non solo prettamente economiche e materiali, ma anche, e forse di più, morali, inducendo l'individuo a cedere all'insicurezza, alla negazione di sè, al nervosismo, all'idea di un fallimento esistenziale pubblico e privato. Il quadro che il copione disegna e racconta é dunque pertinente e ben motivato, tutto ciò succede, va detto, fatto conoscere ed evitare che si ripeta. Cinema di denuncia, si dovrebbe concludere, ma certo non secco e incisivo come quello di altre stagioni cinematografiche. Alla ricerca di una inevitabile sintesi tra impegno e spettacolo, Milani gira una storia di taglio sincero ma convenzionale, affidata a bravi intrepreti ma diluita tra troppi registri narrativi che rallentano l'efficacia degli argomenti, senza riuscire ad evitare melodramma e facile commozione. Resta l'attualità del tema, l'opportunità di parlarne in un film che, dal punto di vista pastorale, é da valutare come accettabile, senz'altro problematico e adatto a dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e da recuperare per avviare riflessioni sui temi accennati, sia a livello italiano sia nel confronto con gli altri Paesi europei.