In Concorso alla 78a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia, vincitore del Leone d'argento per la miglior regia
Interpreti e ruoli
Benedict Cumberbatch (Phil Burbank), Jesse Plemons (George Burbank), Kirsten Dunst (Rose), Kodi Smit McPhee (Peter), Thomasin McKenzie (Lola), Genevieve Lemon (sig.ra Lewis), Keith Carradine (Governatore Edward)
Soggetto
La storia: Stati Uniti 1925, i fratelli Phil e George Burbank sono allevatori nel Montana; conducono una vita solitaria e di non poche fatiche. Un giorno George incontra Rose, una vedova con figlio adolescente, e se ne innamora. Una volta sposati, l’uomo la conduce nella propria tenuta e il fratello Phil guarda con sospetto il cambiamento…
Valutazione Pastorale
Il punto più alto della carriera di Jane Campion risiede tra “Lezioni di piano” (1993) e “Ritratto di signora” (1996). Dopo aver sperimentato con successo anche la serialità tv con “Top of the Lake” (2017), la regista neozelandese torna al cinema adattando il romanzo di Thomas Savage, “The Power of the Dog”, un western esistenziale che si tinge di giallo. Il film presentato in Concorso alla 78a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia (2021) ha ottenuto il Leone d'argento per la miglior regia.
La storia: Stati Uniti 1925, i fratelli Phil (Benedict Cumberbatch) e George Burbank (Jesse Plemons) sono allevatori nel Montana; conducono una vita solitaria e di non poche fatiche. Un giorno George incontra Rose (Kirsten Dunst), una vedova con figlio adolescente, e se ne innamora. Una volta sposati, l’uomo la conduce nella propria tenuta e il fratello Phil guarda con sospetto il cambiamento…
Punto di forza dell’opera della Campion è senza dubbio la presenza, la recitazione, di Benedict Cumberbatch (già in aria di candidatura agli Oscar 2022): l’attore britannico tratteggia con grande accuratezza e stratificazione il personaggio di Phil, assolutamente spigoloso e problematico, che però nasconde sottotraccia una solitudine bruciante e i ricordi di un affetto mai dimenticato. Per quanto sia bravo Cumberbatch, l’attore purtroppo non riesce a portare a casa da solo il film. “The Power of the Dog”, seppure marcato da pulizia visiva e da una fotografia di grande fascino, sembra infatti appesantito da una mancata compattezza e completezza. Certo, non si discute il talento della Campion, ma qui il suo controllo della narrazione sembra latitare, prosciugando l’elevato pathos iniziale della storia. In più, la soluzione su cui si avvita nell’epilogo appare frettolosa e poco motivata, al punto da innescare più amarezza che soddisfazione.
A ben vedere, il film "The Power of the Dog” ha un inizio che lascia intuire la possibilità di mettere in scena un western moderno di grande suggestione e caratterizzazione. Nel corso della narrazione, però, la regia della Campion incorre in qualche depistaggio, spingendo l’opera lungo il binario dell’irrisolto. Se da un lato Cumberbatch funziona in maniera indiscutibile, dall’altro i suoi comprimari, nello specifico la Dunst e Plemons, non sembrano tenere il passo in maniera adeguata. Al di là di ricorrenti momenti di valore, soprattutto in chiave estetico-visiva, raccordi dove esce fuori con vigore il mestiere e l'esperienza della Campion, ciò purtroppo non basta a risolvere l’opera. Dal punto di vista pastorale il film “The Power of the Dog” è complesso, problematico e per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni di dibattito. Indicato per un pubblico adulto in grado di gestire i temi in campo.