Orig.: Italia/Francia (2005) - Sogg. e scenegg.: Marco Bellocchio - Fotogr.(Panoramica/a colori): Pasquale Mari - Mus.: Riccardo Giagni - Montagg.: Francesca Calvelli - Dur.: 107' - Produz.: Marco Bellocchio e Sergio Pelone per Film Albatros, RAI Cinema, Dania Film, Surf Film, Filmtel.
Interpreti e ruoli
Sergio Castellitto (Franco Elica), Donatella Finocchiaro (Bona Gravina), Sami Frey (Principe Gravina), Gianni Cavina (Smamma), Maurizio Donadoni (Micetti), Bruno Cariello (Enzo Baiocco), Simona Nobili (Maddalena), Claudia Zanella ( moglie di Baiocco), Corinne Castelli (Chiara), Silvia Ajelli, Aurora Peres, Giacomo Guernieri.
Soggetto
Entrato in crisi per il matrimonio della figlia con un cattolico neocatecumenale, e atterrito dalla proposta di girare una nuova versione de "I promessi sposi", il regista Franco Elica lascia l'ufficio di Roma e arriva in Sicila per riordinare le idee. Qui incontra Smamma, amico e collega di vecchia data, che si é fatto credere morto per riuscire ad ottenere almeno postumi quei premi mai avuti in vita. Conosce poi il Principe Gravina, che gli propone di fare le riprese dell'imminente matrimonio della figlia. Sollecitato anche da Bruno, un ammiratore dilettante, Elica accetta. Appena vede Bona Gravina, la figlia, se ne innamora, la segue, la cerca, le propone di fare in modo di evitare quel matrimonio che è solo di convenienza. Così accade, e il giorno delel nozze, Elica fa fuggire Bona, accompagnandola sul treno.
Valutazione Pastorale
Il cinema italiano, la critica, la crisi, il rapporto con la figlia, il matrimonio, la religione, la città, la natura, i sentimenti, l'età: e la finiamo qui. Aveva da dire tante cose, Bellocchio. Ma é proprio vero che sia così? Perché l'impressione che si ricava da questo 'puzzle' indistinto e rabberciato é che il regista piacentino di cose ne abbia da dire veramente poche, e pure queste molto confuse. Il percorso di lento abbandono alla quotidianità del protagonista dovrebbe essere paradigmatico dell'intellettuale odierno di mezza età, laico, razionale, disilluso, per niente disponibile ad ascoltare gli altri ma solo a cercare conferme al proprio solipsismo culturale. Così il racconto ha un unico tono: quello dell'avvitamento su se stesso in una spirale di ermetismo espressivo talvolta motivato ma più spesso artificioso, arido, inesorabilmente inutile. Un campionario di cerebralismi fini a se stessi, che denotano carenza di ispirazione e molta voglia di autocelebrarsi. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come inconsistente, per la sostanziale vacuità cui sono affidati i pur importanti argomenti trattati, e quindi nell'insieme velleitario.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e in altre occasioni, tenendo comunque presente quando detto sulla sua pasticciata composizione. Qualche attenzione é da tenere per i minori in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.