Orig.: Russia (2003) - Sogg. e scenegg.: Vladimir Moiseenko, Alexander Novototsky - Fotogr.(Panoramica/a colori): Janna Pakhomova - Mus.: Andrey Dergatchev - Montagg.: Vladimir Mogilevsky - Dur.: 106' - Produz.: Dmitry Lesnevsky.
Interpreti e ruoli
Konstantin Lavronenko (il padre), Ivan Dobronravov (Ivan), Vladimir Garin (Andrey), Natalia Vdovina . (la madre)
Soggetto
Due fratelli, Andrey (adolescente) e Ivan (più piccolo) rientrano a casa dopo una giornata di giochi con i coetanei. Si mettono a tavola, e la mamma annuncia loro che a mangiare con loro ci sarà anche il padre. Figura del tutto sconosciuta per i due ragazzi, vista solo in lontane fotografie, l'uomo pronuncia poche parole, mangia, va a riposare, poi chiede ai figli di accompagnarlo in un viaggio di cui non rivela nè la destinazione nè i motivi precisi. Riluttanti, Andrey e Ivan lo seguono. Con la macchina raggiungono una zona abbandonata, da dove si imbarcano per un'isola remota e senza vita apparente. Qui l'uomo dice di avere delle cose da fare, li lascia soli, e i due, al culmine di una serie di incomprensioni, litigi e contrasti profondi, pensano di eliminarlo. Quando torna, il padre ha con sè una cassa, la mette sulla barca, ma vede l'ostilità dei figli. Allora picchia Andrey, Ivan reagisce e nella colluttazione l'uomo muore. Ora i ragazzi caricano il corpo sulla barca e recuperano la terra ferma. Da lì guardano la barca che lentamente affonda con il cadavere.
Valutazione Pastorale
Storia lineare, scarna ed essenziale degli sconvolgimenti provocati dall'irruzione di una figura non prevista, o meglio della difficoltà di rapportarsi con una 'presenza' a lungo sognata ma vista ormai nella dimensione della 'assenza'. Tornato senza una spiegazione a casa, il padre subisce l'ostilità dei figli (di più il minore) che rifiutano di riconoscerlo come tale e lo seguono controvoglia, lo vedono morire e restano nello sgomento, forse intuendo di aver perso per la seconda volta, e per sempre, il genitore. Lucida opera d'esordio di un regista nato nel 1964, il film diventa una parabola straziante sul vuoto che si crea quando nella famiglia (e più in generale nella comunità civile) vengono a mancare i riferimenti importanti. Va aggiunto che il copione trova il suo punto di forza nella crescita di una drammaturgia via via più compatta, che si fa alto grido di dolore nella corsa conclusiva del piccolo Ivan verso un padre rifiutato, cercato, odiato, amato. Non mancano poi i riferimenti (simbolici, di rimando) ad una realtà attuale russa ancora disorientata dopo il crollo dell'Unione Sovietica: quel padre rifiutato é il passato, che certo ha tradito le attese di tanti cittadini ma che poteva essere di aiuto per traghettare meglio la società russa nella contraddizioni dell'Occidente. Film ricco sia narrativamente che visivamente, aiutato dalla intensa interpretazione del piccolo Ivan Dobronravov nel ruolo di Ivan, reso straziante per la morte, avvenuta poco dopo la fine delle riprese, di Vladimir Garin, che interpreta Andrey, e giustamente premiato con il Leone d'Oro a Venezia 2003. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come accettabile, problematico e adatto a dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, e da recuperare in molte occasioni per una riflessione giusta e opportuna sui molti temi che suggerisce.