Interpreti e ruoli
Toni Servillo (Leo Bernardi), Fabrizio Bentivoglio (Giacomo Casanova), Sara Serraiocco (Silvia), Natalino Balasso (Gianni), Bianca Panconi (Marcolina), Antonio Catania (Alberto), Alessandro Besentini (Olivo), Marco Bonadei (Lorenzo Marino), Elio De Capitani (Marchese Celsi)
Soggetto
Leo Bernardi è un affermato regista depresso e in crisi. Il suo ultimo film è annunciato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, ma in realtà è ancora in fase di montaggio e per di più Bernardi sembra disinteressarsene completamente.
Valutazione Pastorale
Gabriele Salvatores raggiunge la notorietà internazionale nel 1992 con il film “Mediterraneo”: un grande successo che gli regala l'Oscar come miglior film straniero nonché il David di Donatello per il miglior film, il montaggio e il suono e un Nastro d'argento per la regia. Seguono altre pellicole e altri premi. Negli ultimi anni ha diretto “Tutto il mio folle amore” (2019) e “Comedians” (2021) e ora è nelle sale italiane con “Il ritorno di Casanova”, da una sua sceneggiatura scritta con Umberto Contarello (“La grande bellezza”) e Sara Mosetti (“Tutto il mio folle amore”), liberamente ispirata dal romanzo di Arthur Schnitzler “Casanovas Heimfahrt” del 1918: una complicata “matrioska” dal sapore felliniano.
La storia. Milano, oggi. Leo Bernardi (Toni Servillo) è un regista al culmine della carriera, ma depresso e in crisi. Il suo ultimo film è atteso alla Mostra del Cinema della Biennale Venezia, in realtà il lavoro è ancora in fase di montaggio e Bernardi sembra disinteressarsene. Incurante dei solleciti del suo montatore, Gianni (Natalino Balasso), e della disperazione del produttore, Alberto (Antonio Catania) – che ha investito nell’impesa tutti i suoi soldi –, Leo è insofferente, distratto, preso da due sentimenti opposti che non riesce a gestire: l’attrazione crescente e corrisposta per la giovane Silvia (Sara Serraiocco), una contadina che ha conosciuto per caso durante un sopralluogo in campagna, e l’invidia per il regista Lorenzo Marino, stella nascente della cinema italiano, indicato dalla stampa come suo diretto “rivale” al Festival di Venezia. La vicenda personale di Leo s’intreccia e in qualche modo si sovrappone con quella del protagonista del suo film Giacomo Casanova (Fabrizio Bentivoglio). Il famoso libertino, invecchiato e stanco, decide di tornare a Venezia. In casa di un vecchio amico, che lo ospita per qualche tempo, Casanova incontra una giovane donna, Marcolina (Bianca Panconi), intelligente, colta e libera. Il desiderio di conquistarla si risveglia prepotente, ma c’è anche la consapevolezza degli effetti che l’età ha prodotto su di lui. Non potendo far leva sul suo fascino, o sulla sua fama, ormai sbiaditi, non gli resta che ricorrere all’inganno e al ricatto.
“Il ritorno di Casanova” è un film che contiene un altro film: la storia di Leo Bernardi e quella di Giacomo Casanova, che s’intrecciano e si richiamo continuamente. A marcare nettamente il salto da una storia all’altra c’è un’espediente cromatico: Bernardi si trascina in uno scarno bianco e nero, Casanova è coloratissimo, nelle scenografie, nei costumi, nel trucco. Filo conduttore il passare del tempo, i segni che la vita incide sul volto, nel corpo e nell’anima. Casanova e Leo Bernardi sono due “personaggi”, due uomini famosi sul viale del tramonto. Arrendersi? Ribellarsi? Cercare a tutti i costi un’ultima occasione sfidando il ridicolo? Oppure rappacificarsi con sé stessi, accettando ciò che non si può controllare e tantomeno cambiare? Saprà Bernardi accogliere l’inaspettato, il nuovo, l’insperata possibilità di futuro che la vita gli regala, infinitamente più importante di qualsiasi film?
Opera malinconica, questa di Gabriele Salvatores, spruzzata qua e là di autoironia e comicità surreale: davvero godibili le scene in cui Bernardi si trova intrappolato dentro uno sportello bancomat o quando gli impianti robotizzati della sua casa gli si scatenano contro, in una danza frenetica tra tavolette del water che si alzano e abbassano e luci ed elettrodomestici che si accendono e spengono freneticamente, costringendolo a rifugiarsi in albergo.
Una parola sugli interpreti: Toni Servillo è bravo come sempre, ma forse un pizzico troppo autocompiaciuto. Notevole la prova di Fabrizio Bentivoglio coraggioso nel mostrare il decadimento fisico del suo personaggio e ancora di più nell’affrontare, a 66 anni, un’impegnativa scena di duello all’arma bianca. In parte ed efficaci tutti gli altri. Salvatores inserisce nella colonna sonora un brano significativo quanto inaspettato: il famosissimo “Que sera, sera” (“Whatever Will Be, Will Be”), proprio quello che Doris Day canta nel film “L’uomo che sapeva troppo” (1956) di Alfred Hitchcock. “Il ritorno di Casanova” è complesso, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in molte altre occasioni di dibattito. Per i temi e le riflessioni in campo, il film è indirizzato a un pubblico adulto.