IL SEGRETO DI ESMA

Valutazione
Problematico, Raccomandabile, dibattiti
Tematica
Conflitti etnici, Donna, Famiglia - genitori figli, Storia
Genere
Drammatico
Regia
Jasmila Zbanic
Durata
90'
Anno di uscita
2006
Nazionalità
Austria, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Germania
Titolo Originale
Grbavica
Distribuzione
Istituto Luce
Soggetto e Sceneggiatura
Jasmila Zbanic Barbara Albert
Musiche
Enes Zlatar
Montaggio
Niki Mossbock

Orig.: Austria/Bosnia-Erzegovina/Croazia/Germania (2005) - Sogg.: Barbara Albert - Scenegg.: Jasmila Zbanic - Fotogr.(Panoramica/a colori): Christine A. Maier - Mus.: Enes Zlatar - Montagg.: Niki Mossbock - Dur.: 90' - Produz.: Barbara Albert, Damir Ibrahimovic, Bruno Wagner.

Interpreti e ruoli

Mirjana Karanovic (Esma), Luna Mijovic (Sara), Leon Lucev (Pelda), Kenan Catic (Samir), Jasna Ornela Berry (Sabina), Dejan Acimovic (Cenga), Bogdan Diklic (Saran), Maike Hohne (Jabolka), Jasna Zalica (Plema), Nada Djurevska . (zia Safija)

Soggetto

A Sarajevo, negli anni del dopoguerra, Esma, donna matura, accetta un lavoro in un modesto locale notturno per mantenere a scuola la figlia adolescente Sara. In vista di una gita scolastica, proprio la ragazzina chiede alla madre il documento che certifica la morte in guerra del padre e il suo titolo di eroe, così da avere l'esenzione dal pagamento della quota. Le incertezze della donna creano nervosismo e agitazione. Così un giorno, come per liberarsi di un peso, Esma rovescia addosso a Sara la verità: lei è figlia di uno stupro, una bambina che Esma stessa all'inizio aveva rifiutato ma poi aveva invece deciso di tenere. Ora Sara, passata la prima, furibonda reazione, si taglia a zero i capelli, e poi si avvia alla partenza della gita. Lei e la mamma si abbracciano. Sul pullman Sara canta insieme agli altri coetanei la canzone "Sarajevo amore mio".

Valutazione Pastorale

Il dopoguerra, spesso, é più difficile da descrivere della guerra stessa. Quando la vita, sia pur lentamente, ricomincia, l'imperativo dominante è in genere quello di lasciarsi alle spalle il brutto e pensare a divertirsi. Ma una figlia non permette di fare così. La verità preme dentro e, infine, va detta, anzi urlata, fatta conoscere. Perché i fatti che l'hanno generata non si ripetano. E' sorprendentemente commossa, asciutta, amara, vibrante questa opera prima della regista Zbanic che con misura e sensibilità sa muoversi tra un forte realismo ambientale e una intensa dimensione psicologica-interiore. Ne scaturisce un dramma moderno, che si fa lezione di storia e tavolozza pulsante di dolori esistenziali, di affanni nascosti a fatica, di dispiaceri trattenuti. Le scorie della guerra proseguono dentro ferite aspre, dalle quali tuttavia la vita che nasce (anche da una violenza) può uscire come la più forte, capace di superare la follia degli scontri e di lavorare per la pace che è qui, ora e tra noi. Film povero e tuttavia pieno di orgoglio, quindi denso di valori e di ricchezza che, dal punto di vista pastorale, é da valutare come raccomandabile, problematico e adatto per dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, e da proporre in molte circostanze in ordine ai temi della guerra, dell'Europa più 'ignorata', della famiglia, della 'vita' contro la morte.

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