Il signore delle formiche

Valutazione
Complesso, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Carcere, Cronaca, Famiglia, Giustizia, Letteratura, Mass-media, Media, Omosessualità, Politica-Società, Storia
Genere
Drammatico, Storico
Regia
Gianni Amelio
Durata
134'
Anno di uscita
2022
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
Il signore delle formiche
Distribuzione
01 Distribution
Soggetto e Sceneggiatura
Gianni Amelio, Edoardo Petti, Federico Fava
Fotografia
Luan Amelio Ujkaj
Montaggio
Simona Paggi
Produzione
Simone Gattoni, Beppe Caschetto. Casa di produzione: Kavac Film, IBC Movie, Tenderstories, Rai Cinema

In Concorso alla 79a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia

Interpreti e ruoli

Luigi Lo Cascio (Aldo Braibanti), Elio Germano (Ennio), Sara Serraiocco (Graziella), Leonardo Maltese (Ettore), Anna Caterina Antonacci (Maddalena), Rita Bosello (Susanna), Davide Vecchi (Riccardo), Maria Caleffi (Carla), Valerio Binasco (Pubblico ministero), Alberto Cracco (Presidente della Corte), Luca Lazzareschi (Vanni), Elia Schilton (Avvocato difensore), Giovanni Visentin (Caporedattore), Fabio Zulli (Silvio)

Soggetto

Roma, metà anni ’60. Il drammaturgo Aldo Braibanti viene accusato di plagio per aver condizionato a livello psicologico e fisico un giovane universitario, Ettore. A denunciare l’intellettuale è la famiglia del ragazzo, che lo ritiene responsabile del suo deragliamento; il giovane viene mandato in un ospedale psichiatrico dove è sottoposto a ripetuti elettroshock. Il caso giudiziario acquista grande risonanza pubblica...

Valutazione Pastorale

Il Leone d’Oro lo ha vinto nel 1998 per “Così ridevano” Gianni Amelio torna in Concorso alla 79a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia con “Il signore delle formiche”, racconto di taglio socio-culturale dell’Italia anni ’60 al tempo del processo Braibanti. Un’opera che dichiaratamente corre lungo il binario del cinema di impegno civile, esplorando un fatto storico e tracciando parallelismi con l’oggi. Protagonisti Luigi Lo Cascio, Elio Germano e Sara Serraiocco.
La filmografia di Gianni Amelio presenta un'evidente linea di coerenza narrativa. Filo rosso del suo cinema è infatti un’attenzione alle tematiche storico-sociali, esplorando affanni dei migranti, fratture familiari e solitudini esistenziali. Tra i suoi titoli: “Lamerica” (1994), “Le chiavi di casa” (2004), “La stella che non c'è” (2006), “Il primo uomo” (2011) e “Hammamet” (2020). Più volte in gara a Venezia e già vincitore di un Leone d’oro, ha scelto di venire in Concorso a Venezia79 con “Il signore delle formiche”, che oltre a dirigere scrive in collaborazione con Edoardo Petti e Federico Fava.
La storia. Roma, metà anni ’60. Il drammaturgo Aldo Braibanti (Luigi Lo Cascio) viene accusato di plagio per aver condizionato a livello psicologico e fisico un giovane universitario, Ettore (Leonardo Maltese). A denunciare l’intellettuale è la famiglia del ragazzo, che lo ritiene responsabile del suo deragliamento; il giovane viene mandato in un ospedale psichiatrico dove è sottoposto a ripetuti elettroshock. Il caso giudiziario acquista grande risonanza pubblica, seguito tra gli altri dal giornalista Ennio (Elio Germano) del quotidiano “L’Unità”…
“Un film sulla violenza e l’ottusità della discriminazione”. Sono parole nette del regista Gianni Amelio, che attraverso il caso di Braibanti mette a tema le discriminazioni nell’Italia di ieri e di oggi, in particolare la condizione dell’omosessualità in famiglia e nella società. Indubbio pregio del racconto è la qualità della regia di Amelio, che compone quadri storico-sociali di grande nitidezza ed eleganza, attento a confrontare lo sfondo della provincia emiliana con quello della grande città, Roma. Al contempo, l’autore lavora in chiave introspettiva sui personaggi, nello specifico Aldo Braibanti, sua madre, il giovane Ettore, i familiari del ragazzo, come pure il giornalista Ennio e la cugina-attivista Graziella (Sara Serraiocco). E proprio in una manifestazione di protesta fuori dal tribunale, mentre Graziella urla tutto il suo sconcerto per l’accusa a Braibanti, collegando il reato di plagio alla discriminazione omosessuale, Amelio inquadra il volto di Emma Bonino oggi, come emblema di tante battaglie. Con questo il regista chiarisce il perimetro del suo sguardo e della sua narrazione.
Se apprezzabili sono le istanze di Amelio nel voler riportare all’attenzione un caso giudiziario dell’Italia di ieri, dove si era consumato un acceso scontro morale, meno condivisibile risulta l’impostazione narrativa, che tende a sbilanciarsi in un racconto a tesi. Amelio sembra prediligere le sfumature del bianco e nero: rafforzando la carica argomentativa di Aldo Braibanti, che trova eco nelle posizioni del giornalista Ennio, schiaccia e riduce a banale stereotipo le dichiarazioni della famiglia, dei giudici, e in generale di tutte le voci critiche. Qesto purtroppo indebolisce la carica del racconto.
Nel complesso, Gianni Amelio si conferma un grande autore, cantore degli emarginati e dei dimenticati. Forse nel film “Il signore delle formiche” l’emotività prende il sopravvento sul rigore della narrazione, lasciando emergere uno sguardo abbastanza parziale. Complesso, problematico, per dibattiti.

Utilizzazione

Adatto per una programmazione ordinaria e per approfondimenti sulla cornice storica, politica e sociale dell'Italia anni '60. Per la complessità dei temi in campo, il film è indicato per un pubblico adulto.

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