Orig.: Italia (2008) - Sogg. e scenegg.: Giovanni Fasanella e Gianfranco Pannone, liberamente tratto da "Che cosa sono le BR" di Giovanni Fasanella, Alberto Franceschini - Fotogr.(Panoramica/a colori): Marco Carosi - Mus.: Rudy Gnutti, Offlaga Disco Pax - Montagg.: Erika Manoni - Dur.: 78' - Produz.: Alessandro Bonifazi, Bruno Tribbioli.
Interpreti e ruoli
Alberto Franceschini (in ordine di apparizione), Paolo Rozzi (tutti nel ruolo di sé stessi), Tonino Loris Paroli, Annibale Viappiani, Roberto Ognibene, Adelmo Cervi, Corrado Corghi, Peppino Catellani .
Soggetto
A Reggio Emilia, nell'autunno del 2007, alcuni "ragazzi del 1969" si ritrovano dopo quasi 40 anni nello stesso luogo, un ristorante sulle colline, dove il gruppo detto dell'Appartamento decise di dare il via alla lotta armata. Franceschini, Paroli e Ognibene (tre ex brigatisti tornati alla vita normale dopo lunga detenzione in varie carceri italiane) ripercorrono quel periodo alla fine degli anni '60, cercando di rintracciarne le motivazioni. Insieme alle loro ricostruzioni, vengono proposti gli interventi di due testimoni che in vario modo parteciparono all'esperienza dell'Appartamento: Corrado Cuoghi, ex dirigente della Democrazia Cristiana, esponente del cattolicesimo del dissenso, e Adelmo Cervi, figlio di Aldo uno dei sette fratelli Cervi uccisi dai nazifascisti nel 1943.
Valutazione Pastorale
All'origine c'è il libro "Che cosa sono le BR" scritto da Giovanni Fasanella e Alberto Franceschini, servito come punto di partenza per mettere insieme il copione. In quelle pagine Franceschini scrive: "Le brigate rosse non sono nate dal nulla. Non sono un prodotto di laboratorio, magari di qualche Servizio segreto, ma il frutto di una cultura e di una tradizione politica della sinistra italiana. Quindi hanno radici nella storia di questo paese. Questo voglio dirlo senza ambiguità e senza reticenze. Perchè l'errore più grande, le cui conseguenze paghiamo ancora oggi, è stato quello di aver rimosso il problema, evitando di fare i conti ognuno con le proprie responsabilità. Insomma se c'è oggi qualcuno che spara, è anche perchè c'è stata una rimozione". Quello di individuare sempre un motivo di comprensione per chi spara (in tempo di pace) é un atteggiamento invero piuttosto eccepibile che può essere superato solo condividendo la necessità del dialogo, del parlare che è certo meglio del tacere o dell'arroccarsi uno contro l'altro. E tuttavia le immagini hanno sempre un impatto differente dalla pagina scritta: su questa la memoria, il confronto con l'oggi, la riflessione sono sottoposti a un esame secco e rapido. Le immagini dilatano, esigono contorni, creano situazioni che quasi tendono a fare spettacolo. Si vuole dire che un conto é scambiarsi opinioni, rileggere fatti sentendo il peso delle azioni commesse; e un altro, tutto un'altro conto é vedere Franceschini e i suoi amici dissertare sugli omicidi commessi davanti al salame da tagliare e ad una bottiglia di vino rosso. Soprattutto per il rispetto primario che si dovrebbe portare ai parenti delle vittime innocenti delle Brigate Rosse. Da una parte ci sono dei morti ammazzati, dall'altra delle persone che lo Stato ha aiutato a rifarsi una vita. E ben venga questa possibilità, perchè il perdono vale per tutti. Forse la conclusione è che si tratta di situazioni da vivere col minor clamore possibile, con misura, pudore e con la convinzione che sono errori da non ripetere. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come discutibile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
più che per la programmazione ordinaria, il film si rivolge ad occasioni mirate, come avvio ad una riflessione sui fatti esposti, magari offrendo (qui non c'é) anche un punto di vista alternativo.