Interpreti e ruoli
Michel Lonsdale (il vecchio prete), Rutger Hauer (il sacrestano), Alessandro Haber (il graduato), Massimo De Francovich (il medico), Elhadji Ibrahima Faye (il soccorritore), Irima Pino Viney (Magdaha), Fatima Alì (Fatima), Samuels Leon Delroy (il bardo), Fernando Chironda (il cherubino), Souleymane Sow (l'avverso), Linda Keny (madre), Blaise Aurelien Ngoungou Essoua . (padre)
Soggetto
Un luogo periferico, da qualche parte nell'Italia di oggi. Una vecchia chiesa viene dismessa. Gli operai lavorano per staccare quadri, togliere addobbi, smontare oggetti sacri. L'anziano parroco osserva tra incredulità e sgomento. Il suo sguardo è levato "...verso il culmine del presbiterio dove la sparizione del Grande Crocefisso è il compimento ultimo dell'atto sacrilego(...). Tuttavia, di fronte allo scempio della sua chiesa, il prete avverte l'insorgere di una percezione nuova che lo sostiene...Non più la chiesa delle cerimonie liturgiche, degli altari dorati, bensì Casa di Dio dove trovano rifugio e conforto i miseri e derelitti".
Valutazione Pastorale
Il virgolettato sopra proposto è di Olmi stesso. Sembrava giusto riportare questa sua descrizione, contenuta nelle note informative, di una trama tanto scarna nei fatti quanto intensa nelle suggestioni. Gli 'ultimi' del nostro tempo sono identificati da Olmi nei profughi che arrivano sulle coste italiane, fuggendo da situazioni terribili, e chiedono aiuto e comprensione. L'extracomunitario, l'immigrato, il clandestino mettono oggi a dura prova la nostra capacità di dimostrarci cittadini del mondo. E se il tessuto politico-legislativo-burocratico appare talvolta incerto, indeciso, frenato da sterili contrasti, il richiamo evangelico ha il dovere di elevarsi alto e forte, di gridare il bisogno di un'unica famiglia umana, di ribadire che le porte del Signore sono sempre aperte. Tutto si svolge in interni, tra le pareti della chiesa e della sacrestia, tra le ombre che offuscano la mente e le luci che accendono il cuore. Olmi torna al cinema asciutto della meditazione e della preghiera. Come il protagonista, anche il regista è stanco, affaticato, in qualche momento meno incisivo: e il copione perde un po' lucidità. Ma la carica di spiritualità che emana dalle immagini è intatta. E interpella tutti. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, e in seguito in molte occasioni come approccio intenso, interiore, solidale agli argomenti che segnano la vita quotidiana in Italia.