Orig.: Italia (2014) - Sogg. e scengg.: Edoardo Winspeare e Alessandro Valenti - Fotogr.(Scope/a colori): Michele D'Attanasio - Mus.: Gabriele Rampino - Montagg.: Andrea Facchini - Dur.: 123' - Produz.: Edoardo Winspeare, Gustavo Caputo, Alessandro Contessa per Saietta Film con RAI Cinema.
Interpreti e ruoli
Celeste Casciaro . (Adele), Laura Licchetta (Ina), Gustavo Caputo (Stefano), Anna Boccadamo (Salvatrice), Barbara De Matteis (Maria Concetta), Amerigo Russo (Vito), Angelico Ferrarese (Cosimo), Antonio Carluccio (Crocifisso)
Soggetto
In seguito al fallimento della piccola impresa a conduzione familiare, travolta dalla generale crisi economica, quattro donne decidono di lasciare la città e rifugiarsi in campagna. Qui, dopo lo scetticismo iniziale, si accorgono che il lavoro della terra e il baratto dei prodotti permettono di raggiungere risutati concreti e diventano l'occasione per iniziare una nuova vita. La nonna, la figlia, due ragazze più giovani rappresentano tre generazioni che fanno grandi sforzi per adattarsi ad un imprevista quotidianità. Maria Concetta sente ostilità al proprio desiderio di fare l'attrice, mentre Ina confessa di essere incinta, scatenando reazioni feroci da parte della mamma Adele. Eppure ognuna di loro mette qualcosa di importante nella consapevolezza di essere "in grazia di Dio".
Valutazione Pastorale
Nella presentazione, Winspeare parte da alcuni dati conoscitivi che connotano la realizzazione. La storia è interamente girata nei luoghi familiari al regista, Giuliano di Lecce, Corsano, Tricase e altre località del Salento. Quello che era stato lo scenario di suoi titoli precedenti (Sangue vivo, Il miracolo, Galantuomini) torna con il supporto di una scelta che il regista sottolinea con forza: i quattro ruoli principali (tutti femminili) e gli altri di contorno sono affidati ad attori non professionisti. Se aggiungiamo che anche la terra è una coprotagonista, i riferimenti vengono naturali: Ermanno Olmi, La terra trema, il neorealismo. Le crisi, è vero, sono cicliche ma qualche differenza ci deve pure essere. Così il coraggio del copione è di essere comunque e con forza uno sguardo sul nostro tempo, sull'oggi, su una contemporaneità sfaldata e offesa. Winspeare allora cerca di creare una sovrapposizione tra passato e moderno, tra richiami alla tradizione e seduzioni facili. Due opposti tra i quali trova collocazione il senso religioso, la spiritualità come collante sociale, la preghiera come tesoro di memoria e luogo di riconciliazione. La terra come valore artistico perchè dà bellezza ai luoghi dove si lavora. E' fatto tutto di ostacoli, di curve questo apologo di Winspeare, che si conferma regista di forte sensibilità, di poetica concretezza, capace di ricercare un dialogo forse impossibile tra favola e realismo, utopia e cronaca, dolore e gioia del nucleo familiare. Immagini lucide, dai colori nitidi, talvolta sporchi, densi di verità per un film che, dal punto di vista pastorale, è ad valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programamzione ordinaria ein molte occasioni successive come prodotto italiano dalle spiccate sensibilità descrittive e pirituali.