In guerra

Valutazione
Complesso, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Famiglia, Lavoro, Povertà
Genere
Drammatico
Regia
Stéphane Brizé
Durata
113'
Anno di uscita
2018
Nazionalità
Francia
Titolo Originale
En guerre
Distribuzione
Academy Two
Soggetto e Sceneggiatura
Stéphane Brizé, Olivier Gorce
Fotografia
Eric Dumont
Musiche
Bertrand Blessing
Montaggio
Anne Klotz

Prod.: Nord-Ouest Films, France 3 Cinema

Interpreti e ruoli

Vincent Lindon (Laurent), Mélanie Rover (Mélanie ), Jacques Borderie (Borderie)

Soggetto

Francia. Quasi a sorpresa, ai 1.100 dipendenti della Perrin Industries viene comunicato che quanto prima la fabbrica chiuderà. La notizia è tanto più inattesa perché appena due anni prima azienda e sindacati avevano firmato un accordo riguardante l’apertura di nuove sviluppi di lavoro, e anche i profitti registravano un aumento. Tuttavia la drastica decisione viene confermata. A difendere gli interessi dei lavoratori c’è Laurent, deciso a tutto pur di difendere la situazione acquisita…

Valutazione Pastorale

In maniera molto evidente il film è la radiografia di un conflitto sociale irrisolvibile. Quando le motivazioni sono state messe tutte in campo e le parti in gioco ben delineate, appare evidente che il copione cerca di andare oltre quello che si vede. Nel senso che la dialettica dei contrasti si fa sempre più aspra, il rimpallo delle responsabilità si acuisce, lo scambio di reciproche accuse porta a scontri e incidenti. E di fronte al crescere del senso di precarietà e di instabilità dei lavoratori qualche resistenza viene meno; Si fanno strada sospetti e dubbi, la sensazione che i tre mesi alle spalle siano passati invano. Su questa strenua forma di opposizione, Stéphane Brizé getta uno sguardo che vuole essere il più possibile rigoroso e asciutto. Il copione è stato scritto sulla base di documenti, testimonianze, eventi precedenti, evitando accuratamente ideologie, riferimenti politici, citazioni storiche. Eppure per lo stile il regista ha fatto la scelta di uno scarto visionario, l’incalzare di un ritmo forte e aggressivo, mettendo in campo anche i richiami al linguaggio delle inchieste televisive, riuscendo però a far “vedere” quelle immagini che il piccolo schermo omette, per scelta, per necessità, per obbligo. Supportato da una schiera di valenti attori non professionisti, così credibili da richiamare l’idea del neorealismo, l’autore inscena alla fine una sorta di piccolo/grande western metropolitano, con la scontro tra uomini dello sceriffo e banditi. Scontro senza fine a giudicare dalla finzione e dalla realtà attuali. Detto che il regista ha, per sua stessa ammissione, preso molti spunti dal suo precedente “La legge del mercato” (2015), il film si presenta con una forza espressiva, di grinta e impatto notevoli e quasi epocali. Anche grazie alla presenza, nel ruolo di Laurent, di Vincent Lindon adeguatamente grintoso, nervoso, e pronto a reggere l’onda d’urto dei fatti. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come problematico, complesso e da approfondire con opportuni dibattiti.

Utilizzazione

il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e da proporre in molte successive occasioni, come specchio di una realtà insieme attuale ma da immaginare come possibile in contesti differenti di spazio e di tempo.

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