Orig.: Gran Bretagna (2013) - Sogg. e scenegg.: Joe Ahearne, John Hodge - Fotogr.(Scope/a colori): Anthony Dod Mantle - Mus.: Rick Smith - Montagg.: Jon Harris - Dur.: 101' - Produz.: Danny Boyle, Christian Colson - VIETATO AI MINORI DI 14 ANNI.
Interpreti e ruoli
James Mcavoy (Simon), Rosario Dawson (Elizabeth), Vincent Cassel (Franck), Danny Sapani (Nate), Wahab Sheikh (Riz), Mark Poltimore (Francis Lemaitre), Matt Cross . (Dominic)
Soggetto
Simon ruba opere d'arte durante le aste, e un giorno perde la memoria a causa di una ferita alla testa durante una rapina. I suoi complici però non credono molto alle sue affermazioni e temono che voglia afre il doppio gioco per non rivelare il lupogo dove è nascosta la refurtiva. Così prendono per lui un appunatemnto con Elizabeth, una psicologa che dovrebbe fargli recuperare la memoria. Ma dopo la prima visita Simon è conquistato dal fascino di Elizabeth. Ben presto la situazione diventa incontrollabile...
Valutazione Pastorale
Reduce dal celebrato "The Millionaire" e da "127 ore", Danny Boyle cambia ancora genere. Ma solo in apparenza. Perché "In trance" è una summa di tutto ciò che affascina e attira il regista inglese: in primo luogo le identità che, come nei frammenti di uno specchio, siamo costretti a ricevere, indossare, mantenere per non lasciare agli altri il libero campo della sopraffazione. Il copione si sviluppa come un thriller psicologico dai toni sempre più incalzanti e aggrovigliati, si muove, finchè può, lungo una linea retta più o meno seguibile, ma da un certo punto in poi lascia libero campo al sovrapporsi di tempi, azioni, idee, in un ansioso succedersi di passato e presente, furbizie, bugie, vendette, sconfitte. Sempre costeggiando quei pericolosi territori lungo i quali la realtà diventa sogno, e il sogno incubo. Sotto il profilo dello scavo analitico dei caratteri, il racconto pretende un po' troppo da se stesso, e preme il pedale del colpi di scena oltre il limite necessario. Lasciandosi andare a sequenze alquanto tese, crude e non poco scabrose. Sotto il profilo narrativo, lo spettacolo c'è, e conferma in Boyle un autore molto sicuro di sè. Forse anche troppo. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso e nell'insieme problematico.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria per un pubblico mirato,ben tenendo conto della crecente tensione narrativa di situazioni e immagini. Molta attenzione è da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri strumenti tecnici.