Orig.: Stati Uniti (2011) - Sogg. e scenegg.: Dustin Lance Black - Fotogr.(Scope/a colori): Tom Stern - Mus.: brani di autori vari - Montagg.: Joel Cox, Gary D. Roach - Dur.: 137' - Produz.: Brian Grazer, Robert Lorenz, Clint Eastwood.
Interpreti e ruoli
Leonardo Di Caprio (J.Egdar Hoover), Naomi Watts (Helen Gandy), Arnie Hammer (Clyde Tolson), Josh Lucas (Charles Lindberg), Judi Dench (Anne Marie Hoover), Lea Thompson (Lela Rogers), Ed Westwick (agente Smith), Josh Hamilton (Robert Irwin), Geoff Pierson (Mitchell Palmer), Jack Axelrod (Caminetti), Dermot Mulroney (col. Schwarzkopf), Jessica Hecht . (Emma Goldman), Josh Stemberg (agente Stokes), Jeffrey Donovan . (Robert Kennedy), Jamie Laberber . (Ginger Rogers)
Soggetto
Anziano e fisicamente molto provato, J. Edgar Hoover ripercorre la propria esistenza. Andando a ritroso, comincia dal 1919 e rivede tutti i momenti che lo hanno portato alla testa dell'FBI e alla sua trasformazione da piccolo ufficio in una organizzazione rispettata e potente, da lui guidata per 48 anni e nel succedersi di otto Presidenti degli Stati Uniti.
Valutazione Pastorale
J. Edgar Hoover è stato a capo dell'FBI dal 1924 al 1972, anno della sua morte. Quasi mezzo secolo di vita americana, durante il quale sono passate pagine di storia forti, determinanti, capaci di segnare cambiamenti epocali: la grande depressione, il gangsterismo, la guerra mondiale, gli scenari da guerra fredda degli anni '50, gli assassinii dei due Kennedy, di Martin Luther King, il Vietnam ancora in corso. Mentre descrive la battaglia instaurata da Hoover con il Congresso per rendere il Bureau (come viene definito) sempre più autonomo e libero di agire a piacimento, il copione innesta la Storia grande con il quotidiano dell'uomo, della sua altrettanto difficile ricerca di un equilibrio esistenziale. La presenza incombente della mamma, l'attaccamento a lei, la sensazione di non poter dare seguito alle sue attese in ambito familiare, un sentimento del tutto trattenuto per il suo più fidato collaboratore: sono i tasselli di un ritratto sfaccettato e incontrollabile, come se il disordine interiore di lui, il suo nervosismo trovasse un imprevisto ma adeguato corrispettivo nelle incertezze dell'America, grande potenza mondiale assediata da nemici veri o presunti. Scandito non a caso dal costante succedersi delle varie epoche in una girandola temporale al centro della quale Hoover è l'unico punto fermo, il racconto scava a fondo nei nervi scoperti del rapporto cittadino-potere, ma l'esito non è quello di un prevedibile pamphlet di denuncia. Al contrario, la pulita, nitida, umbratile regia di Eastwood getta sulla vicenda un'ombra di amarezza, quasi a dirci in un'ottica più ampia le difficoltà di far andare avanti ambizione, buoni propositi, mania di grandezza. Hoover insomma non come specchio dell'America, ma forse come prototipo in ogni tempo e situazione dell'essere causa e vittima del proprio atteggiamento in contesti di differente importanza. Radiografia profonda di certezze e paure umane, il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come raccomandabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e da recuperare in seguito per la sua profondità nella descrizione dei caratteri e della messa in scena. Attenzione è da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.