Orig : Stati Uniti (1998) - Sogg. : Mark Steven Johnson - Scenegg. : Mark Steven Johnson, Steve Bloom & Jonathan Roberts e Jeff Cesario - Fotogr. (Scope/ a colori) : Laszlo Kovacs - Mus. : Trevor Rabin . Montagg. : Lawrence Jordan - Dur. : 95' - Produz. : Mark Canton, Irving Azoff.
Interpreti e ruoli
Michael Keaton (Jack Frost), Kelly Preston (Gabby Frost), Joseph Cross (Charlie Frost), Mark Addy, Henry Collins, Eli Marienthal, Taylor Handley.
Soggetto
La famiglia Frost é molto unita, nonostante il lavoro conduca Jack lontano da casa anche per lunghi periodi: Jack fa il musicista e con la sua band é impegnato nelle tournee, al termine delle quali ritrova gli affetti che per lui contano di più, la moglie Gabby e il figlioletto Charlie. Ma un giorno dentro questa situazione irrompe la tragedia: al ritorno da uno spettacolo, Jack ha un incidente d'auto e muore. La moglie e il figlio devono inventarsi una nuova vita. E' difficilissimo per tutti e due, ma,quando arriva Natale, nella cittadina ricoperta di neve, Charlie, che ha ora 12 anni, costruisce un pupazzo col quale, poco dopo, comincia a parlare. Il pupazzo risponde con la voce di Jack. Charlie ha ritrovato la presenza del padre, con lui si confida e da lui incoraggiato torna nella squadra di hockey della scuola. Il giorno della partita, la squadra vince e Charlie vorrebbe festeggiare con il padre. Ma in ambienti non adatti il pupazzo rischia di sciogliersi e Charlie chiede alla mamma di accompagnarlo in montagna, dove il freddo ne garantisce la sopravvivenza. Gabby non vuole prolungare l'illusione del figlio e si rifiuta. Charlie va da solo su un camion. Nella casa in campagna, dopo qualche tempo, arriva Gabby proprio mentre Jack si rivela nel suo vero aspetto fisico. Saluta moglie e figlio dicendo che per lui é il momento di lasciarli. Gabby e Charlie restano dentro casa più forti ed uniti di prima.
Valutazione Pastorale
Si tratta di una storia che, attraverso una narrazione facile e di immediata percezione, propone messaggi sicuramente validi e incoraggianti. Si può azzardare di definirla una metafora perché indica che, anche nella sofferenza per la perdita di una persona cara, ci sono le possibilità interiori per sviluppare una reazione costruttiva, per mantenere intatti gli affetti e rinsaldare la coesione della famiglia. Manca, é vero, nel racconto una dimensione spirituale, e i contatti con la figura del padre morto rimandano alla consueta, confusa filosofia new age, ma nel complesso questi atteggiamenti sono ridimensionati dall'attenzione per la forza di reazione del bambino, espressivo e convincente. Film dunque senz'altro positivo, e semplice, da segnalare anche per famiglie.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria come proposta per ragazzi. E' da recuperare in altre occasioni, per un utilizzo anche sul piano educativo.