Orig.: Italia (2001) - Sogg. e scenegg.: Stefano Gabrini - Fotogr.(Panoramica/a colori): Pasquale Mari - Mus.: Leonard Rosenman - Montagg.: Francesca Calvelli - Dur.: 90' - Produz.: Sergio Pelone per The Bottom Line.
Interpreti e ruoli
Charles Dance (prof. K), Fabrizia Sacchi (padre di Jurij), Sarah Miles (Isabella), Rajmond Onodj (Martina), Eszter Mazany (Jurij), Fabio Bussotti (madre di Jurij), (infermiere)
Soggetto
Jurij, bambino di 10 anni, è ipovedente, ossia percepisce solo immagini rarefatte, ed è un violinista prestigioso. Dalla morte della madre, giovane violinista ungherese, il padre, prof. K. rigoroso musicologo, lo ha fatto crescere nel culto della musica, segregandolo in una stanza senza contatti esterni, predestinandolo a diventare un perfetto violonista. Dopo cinque anni di questa specie di prigione, all'età appunto di dieci anni, Jurij è pronto ad esibirsi in pubblico. Ma al momento del concerto in diretta radiofonica internazionale, Jurij non riesce a suonare. Infuriato, il padre abbandona il bambino in una notte di pioggia in mezzo alla campagna. Ritrovato in stato di apparente autismo, senza reazione agli stimoli e quasi cieco, Jurij finisce in un ospedale. Qui lo vede Isabella, giovane psicoterapeuta italiana in missione a Budapest. Con affetto e ostinazione, anche vincendo l'opposizione della direzione, Isabella entra in contatto con Jurij e lo porta in Italia nella clinica dove lavora. Ormai è chiaro che si tratta di far recuperare al bambino la dimensione dell'infanzia che gli è stata negata. Così Isabella lo porta in campagna, e Jurij sembra fare grandi miglioramenti. All'improvviso arriva il padre, lo riprende, lo riporta in Ungheria, lo prepara per un nuovo concerto. Stavolta al Conservatorio di Budapest, Jurij esegue bene il pezzo previsto. Quando percepisce istintivamente l'arrivo in sala di Isabella, cambia registro e suona una propria musica. Orchestra e pubblico si commuovono. Il padre è allibito ma deve ammettere la propria sconfitta. Il futuro di Jurij d'ora in poi sarà un altro.
Valutazione Pastorale
Racconta Stefano Gabrini, regista e sceneggiatore: "L'idea di Jurij nasce dal mio incontro con un bambino nato senza occhi al Cottolengo di Torino, dove ero andato a filmare un documentario nel 1990 (...)Ho avvertito l'esigenza di raccontare il vivere di un bambino con un grave handicap sensoriale, totalmente isolato da tutto il resto, che vive in un mondo apparentemente buio, impenetrabile, vuoto, ma in realtà ricco di tutti i colori e i suoni della vita(...) Volevo poi comunicare una speranza: che ogni singola vita e ogni singolo atto hanno un senso e un valore, e questo accresce infinitamente la responsabilità dell'individuo nei confronti del generale movimento della vita". Temi importanti dunque, obiettivi di grande dignità, film coraggioso perchè antispettacolare, anticommerciale e quindi molto sincero. Si ha quasi ritegno a dire che l'impianto narrativo è un po' debole, scadendo troppo spesso nel didascalico e in una eccessiva faciloneria che toglie slancio e convinzione all'assunto appena citato. Pur di impatto limitato, il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare comunque come positivo, accettabile, e semplice nella costruzione generale.
UTILIZZAZIONE: più che in programmazione ordinaria, il film si segnala per occasioni mirate, sui temi dell'handicap infantile.