Orig.: Polonia (2007) - Sogg.: basato sul libro "Post mortem" di Andrzej Mularczyk - Scenegg.: Andrzej Wajda, Przemyslaw Nowakowski, Wladyslaw Pasikowski - Fotogr.(Scope/a colori): Pawel Edelman - Mus.: Krzysztof Penderecki - Montagg.: Milenia Fiedler, Rafal Listopad - Dur.: 117' - Produz.: Michal Kwiecinski.
Interpreti e ruoli
Maja Ostaszewska (Anna), Artur Zmijewski (Andrzej), Andrzej Chyra ( marito di Anna), Jan Englert (Jerzy), Danuta Stenka ( ufficiale suicida), Pawel Malaszynski (generale), Magdalena Cielecka (Roza), Agnieszka Glinska ( moglie del generale), Maja Komorowska (Piotr)
Soggetto
Nell'accordo diplomatico firmato a Londra il 30 luglio 1941 tra il primo ministro del governo polacco in esilio e l'ambasciatore russo, fu stabilito che i militari polacchi sarebbero stati inquadrati in un nuovo esercito affidato al comando del generale Anders. Mancarono però all'appello 15.000 soldati, dei quali circa 8400 ufficiali. Nell' aprile 1943 i tedeschi scoprirono nella foresta di Katyn, vicino a Smolensk, fosse comuni con migliaia di soldati e ufficiali polacchi. La colpa di quel massacro fu subito attribuita agli stessi tedeschi. In realtà Stalin il 5 marzo 1940 aveva firmato l'autorizzazione alla sua polizia politica per uccidere i prigionieri di guerra polacchi.
Valutazione Pastorale
Si parla di un episodio della seconda guerra mondiale per decenni totalmente ignorato. Solamente il 13 aprile 1990 a Mosca, durante l'incontro con il presidente polacco Jaruzelski, Gorbaciov ammise la responsabilità sovietica e disse: "E' doloroso ma indispensabile parlare oggi di quella tragedia. Il cammino del rinnovamento e della comprensione passa solo attraverso la verità". Andrzej Waida é nato nel 1926 e dal suo primo LM (I dannati di Varsavia, 1959) ha attraversato mezzo secolo di cinema, diventando uno dei maggiori cineasti europei. Testimone attento e rigoroso non solo del suo tempo ma anche del passato, fatto di ferite dolorose, della sua Polonia. Il grido di rabbia che sale dalla ricostruzione di questa vicenda é profondo e lancinante, e tuttavia mai rancoroso. Wajda non cerca rivincite, non vuole vendette ma spera di portare un contributo ad una ricostruzione non più faziosa e parziale della tragedia della seconda guerra mondiale. Film scarno, essenziale, magistralmente costruito, capace di arrivare dentro l'anima e lasciare ansia di partecipazione, di condivisione, di gridare ad alta voce la voglia di pace e di comprensione universale. Senza retorica. Dal punto di vista pastorale, é da valutare come raccomandabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, e da proporre in molte occasioni successive come mirabile esempio di un cinema di guerra che lavora per la pace.