Tratto da “Il marine. Storia di Raffaele Minichiello” di Pier Luigi Vercesi (Mondadori, 2017)
Soggetto
Raffaele Minichiello, immigrato negli Stati Uniti dopo il terremoto in Irpinia nel 1962 e naturalizzato americano, dirotta un jet della TWA.
Valutazione Pastorale
Ancora un biopic per il regista e sceneggiatore Alex Infascelli. Dopo “Mi chiamo Francesco Totti” nel 2020, ecco “Kill Me If You Can”. Presentato alla XVII Festa del cinema di Roma, il film racconta la storia di Raffaele Minichiello: immigrato negli Stati Uniti dopo il terremoto del 1962, naturalizzato americano, eroe di guerra pluridecorato, il 31 ottobre 1969, alla vigilia del 20° compleanno, dirotta un jet della TWA. Vuole andare in Egitto, ma dopo vari scali (Denver, New York) finirà per atterrare a Fiumicino. Al suo arrivo troverà poliziotti e troupe televisive; dopo una rocambolesca fuga nelle campagne romane, il giovane viene arrestato. Sarà processato nel 1970 e recluso a Regina Coeli per 18 mesi. Tornato libero comincia una nuova vita a Roma. La sorte però sembra accanirsi contro di lui: inciampi, fallimenti, occasioni perdute e lutti lo porteranno a un passo dall’irreparabile. La scoperta del Vangelo, la fede, cambieranno, ancora una volta, il suo destino…
“Kill Me If You Can”, tratto da “Il marine. Storia di Raffaele Minichiello” di Pier Luigi Vercesi (Mondadori, 2017) è un documentario accuratamente costruito alternando immagini di repertorio, interviste ai protagonisti al tempo dei fatti e, per i molti ancora viventi, nell’oggi. Al centro naturalmente lui, Raffale Minichiello, che è tornato a vivere negli Stati Uniti, a Seattle, dove lavora come magazziniere. “Raffaele – commenta il regista Infascelli – sembra sempre staccato dal contesto e immerso in un suo mondo, un suo tempo, una sua dimensione. In questo continuo “zoomare”, dentro e fuori dal personaggio, quello che è venuto fuori è il più onesto dei miei lavori, non solo in termini di approccio o empatia con il protagonista, ma dal punto di vista narrativo. Alcune scoperte o colpi di scena, mi sono apparsi mentre ero già al montaggio. E così, ho lasciato che cadessero dove mi trovavo cronologicamente”. “Kill Me If You Can” è consigliabile, semplice, adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in molte altre occasioni di dibattito.