In Concorso al 77° Festival di Cannes (2024), Prix d'interprétation masculine per l'attore Jesse Plemons
Interpreti e ruoli
Emma Stone (Rita, Liz ed Emily), Jesse Plemons (Robert, Daniel e Andrew), Willem Dafoe (Raymond, George e Omi), Margaret Qualley (Vivian, Martha e le gemelle Ruth e Rebecca), Hong Chau (Sarah, Sharon e Aka), Joe Alwyn (Perito Collezionista 1, Jerry e Joseph), Hunter Schafer (Anna), Mamoudou Athie (Will, Neil e l’infermiere della camera mortuaria), Krystal Alayne Chambers (Susan), Merah Benoit (La figlia di Emily)
Soggetto
Film in tre episodi: il primo ruota attorno a un uomo che prova a governare la propria vita, a prenderne il controllo; il secondo segue un poliziotto assalito dal dubbio che la donna che vive in casa con lui non sia davvero sua moglie; il terzo mette a tema le vicende di una giovane donna che si allontana dal marito e dalla figlia per aderire a una setta.
Valutazione Pastorale
Con “Kinds of Kindness” siamo distanti, decisamente distanti, dalla narrazione di “Povere creature!” (2024) come pure del precedente “La favorita” (2018), titoli con cui il regista greco Yorgos Lanthimos si è imposto all’attenzione di critica e pubblico, facendo incetta di riconoscimenti. Con “La favorita” ha conquistato il Gran premio della giuria a Venezia75 e fatto vincere a Olivia Colman il Premio Oscar come miglior attrice; con “Povere creature!” lo scorso settembre ha vinto il Leone d’oro a Venezia80, collezionando 11 candidature ai Premi Oscar, vincendone poi 4 tra cui quello per la sua musa Emma Stone, miglior attrice protagonista. A pochi mesi dal trionfo, Lanthimos è tornato in gara al Festival di Cannes con “Kinds of Kindness” targato Searchlight Pictures (universo Disney), film che vede protagonisti Emma Stone, Jesse Plemons, Willem Dafoe, Margaret Qualley e Hong Chau. Una “favola” nera, feroce, sviluppata in tre atti e ammantata da riflessioni in chiave grottesca sulle relazioni umane.
La storia. Il primo episodio ruota attorno a un uomo che prova a governare la propria vita, a prenderne il controllo; il secondo segue un poliziotto assalito dal dubbio che la donna che vive in casa con lui non sia davvero sua moglie; il terzo mette a tema le vicende di una giovane donna che si allontana dal marito e dalla figlia per aderire a una setta.
“Credo sia interessante osservare – ha spiegato il regista – il modo in cui una persona è convinta di essere in controllo della propria vita o di essere libera di decidere. Poi, quando le viene data la libertà assoluta, fatica ad affrontarla e a gestirla. È un microcosmo della vita reale”.
Entrando nelle pieghe del racconto emerge un trittico di storie tenute insieme dallo stesso filo tematico, appunto le relazioni umane giocate tra slanci di libertà, dinamiche di potere e desiderio di controllo. Il copione – scritto con Efthymis Filippou, con cui Lanthimos aveva già lavorato per “Alps”, “The Lobster” e “Il sacrificio del cervo sacro” – si muove ambiguo, fumoso, spiazzando lo spettatore con scelte marcate da raptus di violenza, follia o gratuità. L’impianto narrativo incede in maniera claudicante, oltre che problematica. Gli attori in campo si mettono generosamente a disposizione di Lanthimos che però sembra intento solo a orchestrare un circo di stranezze e bizzarrie dell’umano. Così “Kinds of Kindness” perde la sua carica provocatoria per smarrirsi in un vacuo esercizio di stile, di regia. Proprio per tali motivi, dopo il sorprendente “Povere creature!”, “Kinds of Kindness” risulta nella filmografia dell’autore più che un guadagno un passo falso, un inciampo. Peccato! Complesso, problematico.
Utilizzazione
Programmazione ordinaria. Destinato ad un pubblico adulto.