Serie disponibile sulla piattaforma RaiPlay
Interpreti e ruoli
Stefano Fresi (Kostas Charitos), Francesca Inaudi (Adriana Charitos), Blu Yoshimi (Caterina Charitos), Marco Palvetti (Petros), Michele Rosiello (Fanis), Luigi Di Fiore (Ghikas), Massimo Mesciulam (Lambros Zisis), Maria Chiara Centorami (Klio), Elena Di Cioccio (Melina), Jerry Mastrodomenico (Markidis), Giulio Tropea (Nikos)
Soggetto
Grecia 2009, Kostas Charitos è un commissario a capo della Sezione omicidi della Polizia di Atene. È sposato con Adriana e padre della ventenne Caterina. Le sue giornate si dividono tra i difficili casi di cronaca – immigrati clandestini, giornalisti uccisi, ex spie, ecc. – e dinamiche familiari che oscillano su tonalità tragicomiche...
Valutazione Pastorale
Dai più è stato accolto come il nuovo “Commissario Montalbano”, declinato con atmosfere greche. È “Kostas” serie Tv targata Palomar con Rai Fiction diretta da Milena Cocozza e tratta dai romanzi di Petros Markaris, in particolare “Ultime della Notte”, “Difesa a Zona” e “Si è suicidato il Che”, editi in Italia da La Nave di Teseo. Quattro prime serate su Rai Uno dal 12 settembre 2024 per un totale di 8 episodi già disponibili sulla piattaforma RaiPlay. Protagonista Stefano Fresi, nei panni del commissario ateniese Kostas Charitos, affiancato da Francesca Inaudi, Blu Yoshimi, Marco Palvetti, Michele Rosiello e Luigi Di Fiore.
La storia. Grecia 2009, Kostas Charitos è un commissario a capo della Sezione omicidi della Polizia di Atene. È sposato con Adriana e padre della ventenne Caterina. Le sue giornate si dividono tra i difficili casi di cronaca – immigrati clandestini, giornalisti uccisi, ex spie, ecc. – e dinamiche familiari che oscillano su tonalità tragicomiche. Da un lato c’è il rapporto con la moglie Adriana di grande complicità ma anche marcato da lampi di ironia frizzante (lei lo tormenta perché mangia male e troppo, mettendo a rischio la sua salute), dall’altro c’è l’apprensione per il futuro della figlia Caterina e i suoi legami sentimentali. A questo si aggiungono i chiaroscuri relativi a un rapporto paterno fumoso e irrisolto: suo padre Stefanos era infatti un poliziotto durante la dittatura dei colonnelli in Grecia e sulla sua carriera pesano ingombranti silenzi, colpe.
“La serie – ha raccontato la regista – è interamente ambientata e girata ad Atene, in un patto primigenio di sospensione dell’incredulità, per cui gli attori italiani interpretano e si muovono in un terreno linguistico differente da quello di appartenenza. Per far questo, ho cercato di legarmi il più possibile al territorio, restituendo le piccole caratteristiche che ho imparato a conoscere, le abitudini quotidiane, il modo di vivere la città, provando però a normalizzarle, a non renderle un vezzo esotico”.
A firmare il copione sono Salvatore De Mola, Pier Paolo Piciarelli, Michela Straniero e Valentina Alferj. La serie “Kostas” prende avvio con il passo giusto, nella logica del racconto Rai, coniugando linea giallo-poliziesca e commedia, giocata tra commissariato e casa. Un terreno consolidato per la Palomar, tenendo conto del modello de “Il commissario Montalbano”, ma non solo. A funzionare è soprattutto Stefano Fresi, che abita il personaggio di Kostas Charitos con le sue complessità e molteplici sfumature, portando note di giocosità, umanità ma anche lampi di ombrosità, dovuto a una conflittualità con la figura paterna.
Mantenere la cornice di Atene e della Grecia era necessario per rendere credibile l’adattamento dei romanzi di Markaris. Certo, si poteva intraprendere la strada percorsa dalla serie “Petra” (Sky) diretta da Maria Sole Tognazzi, adattamento dei romanzi della spagnola Alicia Giménez-Bartlett, racconti che ruotano sulle indagini dell’ispettore Petra Delicado originariamente ambientati a Barcellona ma per esigenze di copione traslati alla Genova dei nostri giorni. Un azzardo che per “Petra” ha funzionato.
La soluzione intrapresa per la serie “Kostas” è ugualmente valida, perché il mondo ateniese gioca un ruolo centrale nella logica del racconto ed eliminarlo sarebbe stato un errore; acuta è la scelta però di spostare il piano temporale al 2009, nell’orizzonte della crisi economico-sociale del Paese. Nel complesso notevole è lo sforzo narrativo della Palomar, anche se a ben vedere non tutto gira fluido; va comunque riconosciuto al lavoro una chiara qualità produttiva e di scrittura, oltre che recitativa. Probabilmente serve solo tempo, rodaggio, affinché si dimentichi l’espediente narrativo e ci si lasci conquistare dalla storia e dai personaggi. Serie consigliabile, problematica, per dibattiti.