Interpreti e ruoli
Juliette Binoche (Paulette Van der Beck), Yolande Moreau (Gilberte Van der Beck), Noemie Lvovsky (Marie-Thérèse), Edouard Baer (André Grunvald), François Berlèand (Robert Van der Beck)
Soggetto
Nord della Francia, 1967: Paulette Van Der Beck dirige una scuola di economia domestica per ragazze mandate dalle famiglie per imparare a cucinare, pulire, rammendare e, soprattutto, essere comprensive e totalmente devote al marito anteponendo sempre le esigenze della famiglia alle proprie. La morte improvvisa del marito costringerà Paulette a rivedere molte cose….
Valutazione Pastorale
“La brava moglie”, scritto e diretto da Martin Provost (“Quello che so di lei”, 2017), ci porta Oltralpe alla vigilia del “maggio francese” per raccontarci la storia di Paulette Van Der Beck (Juliette Binoche) che dirige una scuola di economia domestica amministrata da suo marito Robert (François Berléand). L’Istituto ospita ragazze mandate dalle famiglie perché imparino a essere brave mogli, sappiano cioè cucinare, cucire, stirare, pulire, ma, soprattutto, siano disposte ad anteporre sempre e comunque le esigenze della famiglia alle proprie. Nel suo lavoro la donna è coadiuvata dalla cognata Gilberte (Yolande Moreau) e da un’improbabile suora: Marie-Thérèse (Noémie Lvovsky). Alla morte improvvisa del marito Paulette si troverà ad affrontare il pesante indebitamento dell’istituto (causato dalla propensione del consorte all’alcool e alle scommesse), ma, soprattutto, a dover prendere in mano le redini della propria vita. A movimentare la situazione ci saranno, poi, l’incontro con il mai dimenticato primo amore, il direttore della banca André Grunvald (Edouard Baer) e notizie di tensioni sociali che arrivano da Parigi.
Il film “La brava moglie” deve molto alle interpretazioni di Juliette Binoche e di Yolande Moreau, al tocco di leggerezza e ironia che sanno dare ai personaggi, soprattutto nella prima parte, mente Noémie Lvovsky, nel ruolo di suor Marie Thérèse, calca troppo la mano inciampando nello stereotipo macchiettistico della religiosa. Se da un lato l’impianto narrativo e la regia si muovono su direttrici brillanti, rileggendo in questa chiave una pagina di storia francese ed europea, spiace però notare come il racconto spesso si mantenga in superficie o rischi di sbandare con soluzioni poco convincenti. Il finale vira sul musical, arrestando frettolosamente il respiro del racconto. Proposta di certo frizzante e godibile, dal punto di vista pastorale il film “La brava moglie” è da considerare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria. Per la delicatezza di alcuni temi trattati si consiglia ad un pubblico adulto.