Sogg. e Scenegg.: Christopher Wicking, Harley Cokliss - Fotogr.: (panoramica/a colori) Ian Wilson - Mus.: Bill Nelson - Montagg.: Ian Crafford, David Martin - Dur.: 86' - Produz.: Paul Webster - Vietato ai minori degli anni quattordici
Interpreti e ruoli
Kathleen Wilhoite (Jenny), Jemma Redgrave (Diana), Timothy Spall Jimmy Nail (Peck), Susan Fleetwood (Paul), Mark Greenstreet (Deborah), Annabelle Lanyon (Oliver), Nickoas Grace (Designer)
Soggetto
Diana sta per sposarsi a Londra con il tenente Oliver, un eroe della guerra per le Falkland. È turbata da incubi orrendi e da sogni di angoscia, dai quali il suo stesso amore appare condizionato e sconvolto. Nella casa prescelta per le imminenti nozze, in cui lei già si è trasferita, capita un giorno Jenny, una ragazza americana figlia adottiva di genitori ormai morti e che nulla ricorda del proprio passato, tranne che era inglese e che i suoi genitori veri sono morti in quell'edificio. Le due ragazze simpatizzano: Jenny è un tipo aperto e disinvolto mentre Diana è tormentata da visioni, vede il sangue colare da una parete e in sua presenza avvengono strani fenomeni; tra l'altro è perseguitata nella realtà da un duo molto indiscreto un giomalista a caccia di interviste e Peck suo fotoperatore: soprattutto quest'ultimo, che le compare spesso davanti nel sonno con frasi lascive e con una forte aggressività. Tra le visioni vi è anche quella di una bambina, che il padre scultore strattona e maltratta spesso, mentre ne scolpisce le fattezze facendola posare da angelo ad ali dispiegate. Fra i corridoi sotterranei e lividi e le corse affannose su per le scale, le due ragazze passano dalla realtà all'onirico, finchè Diana accoglie nelle sue braccia e salva la bambina dall'incendio della casa, in cuì mori lo scultore arso dalle fiamme. Le tenebre che hanno avvolto l'infanzia di Jenny si diradano; la bambina salvata dal fuoco è lei, lo scultore ne era il padre duro e cattivo e Diana è riuscita a farle ritrovare la sua vera identità. Jenny riparte per gli Stati Uniti e Diana ormai liberata da ogni incubo lascia cadere l'anello di fidanzamento nella cassetta per le elemosine di una Chiesa: ormai è certa che la sua sognata avversione per Oliver era il sintomo inequivocabile di un amore fittizio.
Valutazione Pastorale
il guaio maggiore di questo pastrocchio è la sua ossessiva e sterile ripetitività con rivoli di sangue, tazzine traballanti, soprammobili che cadono. Per il resto, una interpretazione scoperta e facilona di sogni e di incubi, ambientati in cunicoli e corridoi bluastri e claustrofobici, con le solite porte pericolosamente semiaperte e allusioni; simboli e pulsioni sessuali che affiorano dall'incoscio. Film pasticciato e senza invenzioni creative che, basato sulla ossessione, fa annaspare i personaggi nella savana delle paure e delle fumosità.