Prod.: Louise Vesth
Interpreti e ruoli
Matt Dillon (Jack), Bruno Ganz (Verge), Uma Thurman (Donna 1), Siobhan Fallon Hogan (Donna 2)
Soggetto
America anni ’70. Jack è un uomo all'apparenza calmo e razionale. Quando cede a un irrefrenabile istinto omicida, entra in contatto con una serie di donne, delle quali conquista la fiducia per poi infierire su di loro in maniera spietata…
Valutazione Pastorale
Lars Von Trier (Copenaghen, 1956) si è imposto all’attenzione con "Le onde del destino", che vinse il Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes nel 1996, offrendo da subito la misura di un autore dai tratti forti e dalla forma estremamente personale. Da allora ha girato altri 11 lungometraggi, tra i quali si possono ricordare "Idioti" (1998); "Dancer in the Dark" (2000); "Dogville" (2003); "Antichrist" (2009); (Melancholia" (2011). In più momenti offrendo l’impressione di un regista soprattutto ‘arrabbiato’ con se stesso e con il mondo, desideroso di polemizzare e, spesso, inveire in modo pesante con la società, con le persone, con gli "altri". Dopo alcune scivolate nel fortemente eccepibile "Nymphomaniac" (2013), oggi Lars Von Trier torna sulla scena internazionale con questo film, a proposito del quale dichiara: “Per molti anni ho girato film su donne buone, ora ho fatto un film su un uomo malvagio”. Al centro c’è Jack, criminale compulsivo, persona che fa della bugia e del falso una spinta sordida e misteriosa. Così circuisce le proprie vittime e le tiene sotto scacco fino all'esaurimento della resistenza. Dividendo il racconto in cinque atti, il racconto rischia, col procedere dell’azione, qualche ripetizione che riduce il tono della emotività. A un certo punto la voce dialogante, fino a quel momento esterna, si materializza in Virge, ossia Virgilio, in funzione di conducente e saggia guida di Jack, che cercherà di ricondurlo sulla retta via, tuttavia senza riuscirci. L’impressione è che, per quanto bollato a Cannes per la forte carica antifemminista, certamente punteggiato da alcuni passaggi di insostenibile violenza, il film si risolva in un confuso pamphlet sul male universale dal quale sembra impossibile uscire, affidato però più ad una carica vigorosa che eversiva o incisiva. Come dire, insomma, che anche stavolta la provocazione c’è ma risulta meno assoluta del solito. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso e problematico.
Utilizzazione
Il film è accompagnato da un divieto ministeriale ai minori di 18 anni, pertanto è da utilizzare con estrema cautela, pensando alla parte di pubblico più sensibile ed esposta al racconto visivo di violenze in forma diretta e immediata. La Videa, casa di distribuzione italiana, ha preparato “una versione italiana con tagli nelle scene più cruente e violente, e una versione originale sottotitolata che rispetterà l’integrità dell’opera del regista".