Orig.: Francia (2010) - Sogg.: tratto dal romanzo "La chiave di Sarah" di Tatiana de Rosnay - Scenegg.: Serge Joncour, Gilles Paquet Brenner - Fotogr.(Scope/a colori): Pascal Ridao - Mus.: Max Richter - Montagg.: Hervé Schneid - Dur.: 111' - Produz.: Stephane Marsil.
Interpreti e ruoli
Kristin Scott-Thomas (Julia Jarmond), Melusine Mayance (Sarah Starzynski), Niels Arestrup (Jules Dufaure), Michel Duchaussoy (Edouard Tezac), Frederic Pierrot (Betrand Tezac), Dominique Frot (Geneviève Dufaure), Gisele Casadesus (Mamé), Aidan Quinn (William Rainsferd), Natasha Mashkevich (sig.ra Starzynski), Arben Bajraktarsi (sig. Starzynski), Sarah Ber (Rachel), George Birt (Richard Rainferd), Charlotte Poutrel . (Sarah adulta)
Soggetto
Il 16 luglio 1942 gli ebrei parigini vengono arrestati e rinchiusi al Velodromo d'Inverno. Da qui saranno smistati nei vari campi di concentramento nazisti. Nel gruppo, in mezzo a tanti bambini, c'è Sara, 11 anni, che è riuscita a nascondere il fratellino Michel in un armadio prima dell'arrivo della polizia francese. Nel 2009, la giornalista Julia Jarmond, americana ma da venti anni residente a Parigi, incaricata di curare un'inchiesta su quell'episodio, si accorge che l'appartamento dove lei, il marito e la figlia stanno per trasferirsi è lo stesso nel quale abitava la famiglia di Sara. Un po'incuriosita, un po' preoccupata, Julia comincia una vera e propria indagine, nel tentativo di sapere se Sara è viva e di rintracciarla. Studiando prima gli archivi, e poi muovendosi tra Europa e Stati Uniti, Julia ricostruisce le vicende di Sara da quando grazie alla complicità di un soldato era riuscita a scappare dalla prigionia, e per tutto il dopoguerra fino alla morte/suicidio negli USA. Nel frattempo Julia deve gestire una imprevista crisi coniugale: alla notizia che è incinta, il marito non accetta la gravidanza, i due si separano, lei partorisce e due anni dopo eccola con la figlia, cui ha dato il nome Sara.
Valutazione Pastorale
Due aspetti ben definiti, e opposti, compongono il copione: quello vero, ispirato ad uno dei purtroppo numerosi e tragici momenti della persecuzione nazista, ancora più triste perché legato alla complicità dei francesi stessi; quello della contemporaneità, inventato per verificare gli effetti 'oggi' di una Storia che ha ormai 70 anni. Ed è una verifica opportuna, che attraversa quelle generazioni che dal dopo guerra in avanti hanno avuto un rapporto sempre più labile col passato, fino ai più giovani, del tutto all'oscuro anche dei nomi e dei luoghi (a Parigi il Velodromo come si sa non esiste più...). Julia si trova al bivio tra il non sapere e la voglia di conoscere tutto, tra un'iniziativa individuale e la consapevolezza che il suo lavoro possa aiutare gli altri nella costruzione di una memoria condivisa. Accanto a questo della 'memoria', molto forti emergono anche i temi della responsabilità collettiva, della coscienza, della verità che deve guidare il nostro agire quotidiano. Così insieme al proprio doloroso lavoro di ricerca, Julia affronta anche il tema della gravidanza, risolta nella decisione di far nascere la figlia e di affidare a lei una nuova scommessa su una Storia più pacificata e condivisa. Intenso e commosso, il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come raccomdandabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni, anche a livello didattico (per le scuole di vario grado) per avviare riflessioni sui molti spunti che propone (Storia, memoria, ricerca della verità...).