Origine: Buthan (1999) - Sogg. e scenegg.: Khyentse Norbu - Fotogr.(Panoramica/a colori): Paul Warren - Mus.: brani tradizionali tibetani - Montagg.: John Scott - Dur.: 90' - Produz.: Malcolm Watson & Raymond Steiner.
Interpreti e ruoli
Orgyen Tobgyal (Geko), Neten Chokling (Lodo), Jamyang Lodro (Orgyen), Lama Chonjor (Abate), Godu Lama (Lama anziano), Thinley Nudi (laico tibetano), Kunsang (monaco cuoco), Kunsang Nyima (Palden), Pema Tshundup (Nyima), Dzigar Kongtrul . (maestro Vajra)
Soggetto
Due adolescenti tibetani, Palden e Nyma, vengono inviati dalla famiglia in un monastero in esilio alle pendici dell'Hymalaya. Accolti dall'anziano Lama con parole di conforto per la lontananza della madre, i due vengono ammessi al rito dell'ordinazione e subito avviati alla vita monastica. Orgyen, il compagno di stanza di Palden, ha quattordici anni e, durante la preghiera comune, fa gesti di intesa e scambia biglietti con un altro poco distante. Poster e manifesti attaccati alla stanza rivelano che Orgyen é appassionato di calcio e la sua testa é rivolta ai campionati del mondo in svolgimento in Francia.Insieme a Lodo, Olgyen coinvolge Palden nelle fughe notturne per andare a vedere le partite nella sala TV del vicino villaggio. Geko,il responsabile della disciplina, una notte li scopre mentre tornano in camera. Dovrebbe seguire l'espulsione dei tre, ma Orgyen, fattosi coraggio, suggerisce invece di noleggiare un apparecchio e vedere la partita finale nel monastero stesso. Con sorpresa di tutti, la proposta é accolta. Orgyen allora pensa all'organizzazione: con l'unico noleggiatore del paese, tratta il prezzo dell'apparecchio, si fa dare un'antenna parabolica che viene posizionata sul tetto, prepara la sala. Tutti si ritrovano davanti al piccolo schermo per la conclusione dei campionati. Poi l'anziano Lama si ritira in preghiera. Adesso la vita del monastero può riprendere i ritmi di prima.
Valutazione Pastorale
"La coppa" é il primo film realizzato in lingua tibetana. Con forza e tranquillità insieme, il film si propone due obiettivi: portare ancora una volta l'attenzione sull'assurda situazione del popolo tibetano, costretto all'esilio dall'invasione da parte della Cina, senza che la Comunità internazionale senta il bisogno di prendere qualche provvedimento; procedere poi ad una verifica, allo stesso tempo seria e scherzosa, di certe forme e di certi moduli attraverso i quali si esplica la spiritualità buddista. E' utile notare che Khyentse Norbu,l'esordiente regista, é, nella vita, un prestigioso lama di tradizione buddista, nato nel 1961, allievo fino a 12 anni nel monastero di Sikkim, studente poi di filosofia in Buthan e in India fino a 23 anni, appassionato di cinema e apprendista con Bernardo Bertolucci durante le riprese di "Piccolo Buddha". Il cast del film é composto quasi interamente dagli stessi monaci del monastero e i fatti sono derivati da una storia realmente accaduta. Il film é dunque di notevole interesse, soprattutto perché fortemente orientato sul versante della comunicazione. Il calcio non entra in monastero per disturbare ma per dare maggiore serenità; il cinema filtra questi eventi, perchè , dice Norbu, "ha le potenzialità di mostrarci chi siamo". Dal punto di vista pastorale, il film ha dunque elementi di curiosità e di stimolo, proponendosi come accettabile e semplice nel suo svolgimento complessivo.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, e da recuperare in situazioni mirate, come occasione di confronto su tematiche religiose, ruolo dei mass-media, confronto tra culture.