Interpreti e ruoli
Tawfeek Barhom (Adam), Fares Fares (Ibrahim), Sherwan Haji (Soliman), Mohammad Bakri (Gen. Al Sakran), Makram Khoury (Shaykh Negm ), Mehdi Dehbi (Zizo), Moe Ayoub (Sobhy)
Soggetto
Adam, umile figlio di un pescatore, viene ammesso con una borsa di studio all’Università al Azhar, il più importante centro della cultura islamica sunnita. La morte improvvisa del Grande Imam scatena una lotta per la sua successione tra servizi di sicurezza del governo, Fratelli musulmani e gerarchie religiose. Adam si troverà, suo malgrado, coinvolto.
Valutazione Pastorale
Tarik Saleh, regista svedese di origini egiziane, classe 1972, torna nella capitale del Paese arabo, dopo “Omicidio al Cairo” del 2017, con “La cospirazione del Cairo” (“Boy from Heaven”) un thriller politico dalla trama complessa e stratificata. La storia. Egitto, oggi. Il giovane Adam, umile figlio di pescatore, viene ammesso all’Università al Azhar, il più importante centro della cultura sunnita, fondata nel X secolo dopo Cristo. Durante il suo discorso di benvenuto agli studenti, il Grande Imam muore improvvisamente e subito si scatena la lotta per la successione. Servizi di sicurezza, Fratelli Musulmani e gerarchie religiose: ciascuno ha un proprio candidato, ma soprattutto è il governo ad averne uno. Quando un giovane studente viene trovato morto nel cortile dell’università, il colonnello Ibrahim, che dirige le indagini, troverà il modo per coinvolgere il giovane e “ingenuo” Adam. Saranno un rigurgito di coscienza del funzionario, ma soprattutto la sua raffinata intelligenza e la profonda conoscenza del Corano a riportare il giovane a casa sano e salvo.
“La cospirazione del Cairo” è un thriller che, come molti del suo genere, vede al centro del racconto un innocente, un outsider che si trova suo malgrado coinvolto in eventi più grandi di lui, come in “L’uomo che sapeva troppo” (1956) di Alfred Hitchcock, oppure, sempre per citare il maestro del brivido, “Intrigo internazionale” (1959). Qui, però ci troviamo di fronte a un intreccio politico-religioso, consumato più sulle parole che sull’azione, che chiama in causa il governo egiziano e l’Islam. Il regista Tarik Saleh descrive con estrema cura ambienti e personaggi, abilissimo nel far emergere in maniera graduale la capacità del protagonista di capire e districarsi dal groviglio in procinto di soffocarlo, grazie alla sua intelligenza e profonda conoscenza del Corano, e, cosa da non sottovalutare, senza alla fine perdere la fede. Tra l’ambiguo colonnello Ibrahim, nella notevole interpretazione dell’attore libanese naturalizzato svedese Fares Fares e il giovane Adam, l’ottimo Tawfeek Barhom (palestinese, classe 1990), si gioca una partita complessa nella quale lo stesso Ibrahim, astuto, persuasivo e opportunista, si scoprirà pedina “sacrificabile” all’ambizione di leader religiosi e politici spietati. In un deragliamento morale progressivo, un effetto domino a cui sembra sottrarsi solo il giovane Adam. Alcune annotazioni: il regista Saleh, dichiarato persona non gradita in Egitto, ha girato in Turchia; il film ha vinto il premio per la Miglior sceneggiatura al 75° Festival di Cannes. In un dialogo tra Adam e un suo compagno di corso, infine, c'è un rimando a “Star Wars”, a Dart Fener, lo jedi che ha scelto il “lato oscuro” della forza: pochi, sorprendenti, secondi. “Da questa storia che cosa hai imparato?” chiede l’Imam accogliendo Adam, al suo ritorno, nella moschea del natio villaggio di pescatori. E noi spettatori? “La cospirazione del Cairo” è consigliabile, complesso e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in molte altre occasioni di dibattito.