Sogg. e Scenegg.: Alexandr Galin - Fotogr.: (panoramica/a colori) Michail Agranovich - Mus.: Kaballà - Montagg.: Enzo Meniconi - Dur.: 96' - Coproduz.: Casanova Entertainment, Italia-Ark Film, Consorzio Mos Film, Russia
Interpreti e ruoli
Inna Curikova (Chloja Sadovskaja), Luca Barbareschi (Lorenzo), Ekaterina Grabbe (Klava Vorontsova), Elena Maiorova (Valentina Skorobogatova), Tamara Kotikova (Nina Rubzova), Tatijana Galcenko (Marija Sedych), Andrej Smirnov (Dafnis)
Soggetto
in viaggio premio in Italia, una delegazione di 5 donne russe giunge a Venezia nel 1993, in un albergo di lusso, controllate da Marija Sedych, la capogruppo. Klava Vorontsova, una palombara, goffa e sgraziata, si trova a disagio, Valentina Skorobogatova e Nina Rubzova, due giovani donne, si dilettano nella visione di film a luci rosse in televisione. L'interprete, Chloja Sadovskaja, moscovita poliglotta entusiasta di Venezia, abbandona i suoi compiti d'interprete, attardandosi nei caffè la sera e facendo amicizia con la gente del luogo che è lieta di offrirle da bere. Un play boy locale, Lorenzo, la circuisce colmandola di attenzioni, prima invitandola in un bar prestigioso, poi in un locale brasiliano attiguo all'hotel, dove riesce a far salire la donna in camera e ad avere un rapporto con lei. Ma mentre per Chloja si tratta di un amore a prima vista, Lorenzo si rivela per quel volgare gigolò che è, chiedendole brutalmente di essere pagato. L'umiliazione e la frustrazione della donna sono acuite dalla presenza del portiere d'albergo, che la offende pesantemente e litiga con Lorenzo per il conto della stanza. Intanto Klava, alticcia dopo una giornata di shopping, stupisce, in piscina, le due giovani donne con un'apnea, e quindi si lancia in una filippica a difesa della Russia, baluardo dell'Occidente contro i tartari e martire del comunismo, davanti agli ospiti di un ricevimento nel salone dell'hotel, che la ascoltano divertiti. Al ritorno in Russia, Klava riabbraccia nel suo paesello marito e figli cui consegna i regali, mentre Chloja, delusa, ritrova l'amico d'infanzia Dafnis, nato nello stesso giorno e nello stesso ospedale e sciancato dalla nascita, a cui offre una maschera veneziana.
Valutazione Pastorale
il film è la dimostrazione di come un soggetto di per sè interessante, sfruttato in modo semplicistico dal regista Galin, possa venir privato di tutto il mordente potenzialmente contenuto: una sceneggiatura lenta e scolastica, con una Venezia pur ben fotografata e spesso originale in certi dettagli paesaggistici, fa muovere i personaggi secondo stereotipi. La protagonista è terribilmente romantica e fragile: sembra come impastoiata dalla sua sognante visione di un'Italia con gli occhi di un viaggiatore romantico, intriso di letteratura; bacia il ponte dei Sospiri; bastano poche attenzioni per farle smarrire la ragione. L'interpretazione di Barbareschi, impostosi come protagonista in quanto co-produttore del film, si rivela infelice. Il taglio televisivo e superficiale della sua recitazione lo fanno più simile ad una macchietta che a un play boy: sembra in grado di irretire al massimo una ballerina televisiva che non una russa poliglotta e colta. Ed inoltre, e qui consideriamo il soggetto, visto che un gigolò non può essere sprovvisto di una certa esperienza della vita, ci si chiede come questi faccia a non accorgersi dell'evidentissimo accento russo della donna. A parte la plausibilità o meno della storia, è il tessuto con cui questa è imbastita che appare stiracchiato, e oltretutto sbilanciato a favore della tutto sommato squallida vicenda principale, riscattata in parte da qualche simpatico siparietto in cui la goffa e spontanea Klava suscita simpatia. Le figure delle altre delegate, così come quelle degli ospiti dell'albergo, sono quasi sempre abbozzate frettolosamente. Non poche perplessità una vicenda del genere suscita sul piano pastorale per le varie scabrosità di linguaggio e di situazioni.