Orig.: Belgio/Francia/Italia/Lussemburgo/Svizzera (2004) - Sogg.: Josiane Morand dal romanzo "La femme de Gilles" di Madeleine Bourdouxhe - Scenegg.: Philippe Blasband, Frédéric Fonteyne con la collaborazione di Marion Hansel - Fotogr.(Panoramica/a colori): Virginie Saint Martin - Mus.: Vincent D'Hondt - Montagg.: Ewin Ryckaert - Dur.: 108' - Produz.: Artémis Productions (Belgio), Liaison Cinématographique (Francia), Samsa Film (Lussemburgo).
Interpreti e ruoli
Emmanuelle Devos (Elisa), Clovis Cornillac (Gilles), Laura Smet (Victorine), Alice e Chloé Verlinden (le figlie di Elisa e Gilles), Colette Emmanuelle (madre di Elisa), Gil Lagay . (padre di Elisa)
Soggetto
In Belgio, negli anni Trenta, vivono Gilles, operaio in un altoforno, e sua moglie Elisa con due gemelle piccole. Elisa é di nuovo incinta, e così viene ad aiutarla a casa sua sorella Victorine. Quando Gilles comincia ad assentarsi con troppa frequenza, Elisa sospetta che abbia una relazione con Victorine. Non dice nulla al marito per paura di perderlo ma, dopo la nascita del terzo figlio, é lo stesso Gilles a confessarle l'ossessione amorosa per la giovane cognata. Elisa sopporta con pazienza il tradimento e decide di aiutare il marito eroso dal sospetto che Victorine abbia un altro uomo. Quando Elisa glielo conferma, l'uomo tronca la relazione con Victorine. All'annuncio però del matrimonio di lei, Gilles perde del tutto la testa e picchia a sangue la ragazza. Elisa interrompe la furia del marito e accusa la sorella di averlo adescato, ma Victorine respinge ogni responsabilità. L'ossessione di Gilles sembra ora finita ma la moglie, stanca di assecondarlo, in un momento di lucida disperazione si butta dalla finestra.
Valutazione Pastorale
Alla base c'é il romanzo omonimo pubblicato da Madeleine Bourdouxhe nel 1936. Nata a Liegi nel 1906, la scrittrice descrive una realtà dei suoi tempi sicuramente profonda e dolorosa. Elisa diventa il prototipo di una condizione femminile troppo 'obbligata' e 'indirizzata' dalle convenzioni, quasi senza via d'uscita. Elisa dunque mette in atto una sorta di costruzione caratteriale per attutire il sospetto e poi la certezza dell'adulterio, per sopportare l'umiliazione sperando di poter capovolgere la situazione. Così in effetti avviene, ma quando la vita torna 'normale' è lei a sentirsi svuotata e a scegliere il gesto estremo. Forse senza morire, chissà. Resta che la conclusione é spiazzante, che la denuncia é forte e suona più come difesa della propria umanità che non come facile femminismo. Certo il percorso psicologico della protagonista é tortuoso e molto sottile. Il regista Fonteyne scava bene nei colli bui della provincia belga e affonda i colpi della commozione nei vuoti affettivi di un uomo violento, anche lui però in parte vittima della propria debolezza. Per il suo taglio narrativo non sempre lucido ma comunque denso di occasioni di riflessione, il film, dal punto di vista pastorale, é da valutare come discutibile, complesso e adatto per dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, con attenzione per la presenza di minori. Da proporre sui temi della donna e sul rapporto cinema/letteratura. Stessa cura per i minori é da tenere in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.