Orig.: Francia/Italia (2006) - Sogg.: tratto da "La duchessa di Langeais" di Honoré De Balzac - Scenegg.: Jacques Rivette, Christine Laurent - Fotogr.(Panoramica/a colori): William Lubtchanski - Mus.: brani di autori vari - Montagg.: Nicole Lubtchansky - Dur.: 137' - Produz.: Pierre Grise Production, Martine Marignac, Maurice Tinchant, Luigi Musini, Roberto Cicutto, Ermanno Olmi.
Interpreti e ruoli
Jeanne Balibar (Antoinette di Langeais), Guillaume Depardieu (Armand di Montivreau), Bulle Ogier (principessa di Blamont Chauvry), Michel Miccoli (Visdomino di Pamier), Anne Cantineau (Clara de Serizy), Marc Barbe (marchese di Ronquerolles), Thomas Durand (De Marsay), Nicolas Bouchaud (De Trailles), Mathias Jung (Julien), Julie Judd (Lisette), Victoria Zinny (la madre superiora), Remo Girone (confessore del convento), Barbet Schroeder . (duca di Grandlieu)
Soggetto
Anno 1823. Armand de Montriveau, generale francese, sbarca sull'isola spagnola di Cadice per ristabilire l'autorità di Ferdinando VII. Da cinque anni Montriveau cerca nei conventi d'Europa una donna di cui si era innamorato ma della quale ha perso le tracce. Scopre che nel monastero dell'isola suor Teresa è proprio la donna che cerca. Ottenuta l'autorizzazione a vederla in presenza della madre superiora, Montriveau va con il ricordo ai fatti accaduti negli ultimi anni. Ad un ricevimento, il generale conosce Antoinette duchessa di Langeais e subito ne subisce ll fascino. Da parte sua Antoinette sembra incoraggiarlo, lusingata per il desiderio che ispira, si diverte a sedurlo ma non gli si concede. Tra alti e bassi, passano le stagioni ma la situazione non cambia. Ad un certo punto Montriveau, capito che la duchessa si prende gioco di lui, decide di cominciare ad ignorarla. Scompare, suscitando il disappunto di lei. Si torna all'inizio, con i ribelli che attaccano l'isola e il convento. Suor Teresa muore e viene portata via nella bara. E Montriveau dice "Ora è solo un poema".
Valutazione Pastorale
Dopo "Storia di Marie e Julien" (2004, cfr., forse troppo ermetico), Jacques Rivette (nato nel 1928) torna a confrontarsi con una materia che, parafrasando uno dei suoi titoli famosi, 'gli appartiene'. L'innamoramento, le schermaglie d'amore, l'amore non corrisposto sono al centro del copione tratto dal romanzo omonimo di Honorè De Balzac. Sembra quasi ripetitivo tornare ad esprimere il concetto di una identità tanto perfetta quanto precisa tra la robustezza della pagina scritta e la profondità delle immagini. I temi sono vacui e rischiosi fino all'impalpabilità. Ci vuole perciò tutta la grazia descrittiva dell'autore, tutta la sua grinta visiva per far vivere di vita propria il dramma sentimentale di Montriveau, per dare corpo e sostanza all'indifferenza della duchessa: insomma per rendere questo, che sembra un frivolo gioco, una cosa terribilmente seria, capace di scavalcare l'incalzare della Storia intorno. Rivette taglia con dolorosa leggerezza le geometrie della passione e del cinismo, accarezza le psicologie, scolpisce gli ambienti e ne fa il controcanto di un affresco storico specifico e insieme fuori dal tempo (vedi la scena del ballo). Film solido (la Nouvelle Vague non va ancora in pensione...) che, dal punto di vista pastorale, é da valutare come accettabile, senz'altro problematico e adatto per dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, e da proporre in altre occasioni per avviare riflessioni sui molti argomenti sopra accennati (storia, letteratura, sentimenti, nouvelle vague, cinema francese...).