Orig.: Italia/Francia/Svizzera (2002) - Sogg.: Francesco Bruni, Mimmo Calopresti - Scenegg.: Francesco Bruni, Mimmo Calopresti in collaborazione con Heidrun Schleff - Fotogr.(Scope/a colori): Arnaldo Catinari - Mus.: Franco Piersanti - Montagg.: Massimo Fiocchi - Dur.: 90' - Produz.: Donatella Botti.
Interpreti e ruoli
Mimmo Calopresti (Sergio), Fabrizia Sacchi (Claudia), Francesca Neri (Sara), Vincent Perez (Francesco), Valeria Bruni Tedeschi (Carla), Peppe Servillo (Gianni), Laura Betti (suora), Valeria Solarinoi . (Alessia)
Soggetto
Sergio litiga con l'inquilino di fronte, viene colpito duramente e ricoverato in ospedale. Ma per sapere come si è arrivati a quel punto, bisogna tornare indietro di due anni. Architetto di successo, 45 anni, sposato con Claudia, padre felice di un bel bambino, giornate piene tra famiglia, lavoro (e, infine, anche una relazione con Alessia, più giovane di lui), Sergio ad un certo punto non è stato più lui. Un incidente d'auto, e il ricordo insistente di Gianni, manovale morto in un incidente di lavoro nel suo cantiere, hanno fatto scattare in lui una molla che lo ha portato a detestare il tipo di vita condotto fino a quel momento, e a sentire il bisogno di dare più spazio al tempo libero, ad un contatto più intenso con gli oggetti, la natura, le persone. Per cercare di raggiungere questo obiettivo, Sergio ha cominciato ad assumere atteggiamenti critici, ironici, un po sbeffeggianti, che hanno provocato negli altri reazioni irritate, stizzite e di rifiuto. Lasciato da Claudia, che ha portato con sè il figlio, e anche da Alessia, Sergio ora vive solo. Una notte incontra Sara, una ragazza che sta per gettarsi da un ponte, la soccorre, la porta a casa, passano qualche giorno insieme felici. Un mattina lei non c'é più, lui la cerca attraverso il maglione che le aveva regalato, e infine la ritrova in famiglia: il marito gli spiega che Sara soffre di disturbi e va soggetta a momenti di sbandamento durante i quali si allontana da casa. Sergio ora sembra avere superato i momenti più brutti della sua solitudine. La presenza del figlio, sia pure osteggiata dalla mamma, gli offre speranza. Ora sale sulla terrazza del palazzo, dove si trovano Lucia, la domestica, e altri bambini. Mettersi seduti insieme ad un tavolo all'aria aperta può rappresentare un segno di felicità.
Valutazione Pastorale
Arrivano all'improvviso, e sono difficilmente controllabili, le crisi di identità di una persona ormai matura e inserita in un ben definito contesto sociale e professionale. Si entra allora in quella sorta di terra di nessuno, dove tutto ciò che é stato realizzato fino a quel momento (lavoro e famiglia) sembra inutile perché manca qualcosa a motivarlo, a renderlo autentico. E' questo 'qualcosa' che Mimmo Calopresti (regista, attore, co-sceneggiatore) prova a definire, descrivere, cercare in un film concepito come un vetro andato in frantumi: si parte dai mille pezzi sparsi per terra e si cerca di rimetterli insieme secondo una rinnovata, più profonda armonia. La voglia di recuperare la pienezza di sentimenti semplici ma importanti é tema caro a Calopresti (ricordiamo almeno "La parola amore esiste" e "Preferisco il rumore del mare"). Qui lo spaesamento del protagonista, con l'ampio ventaglio di angosce che ne deriva, é ben detto nella parte iniziale, quasi di presentazione dell'argomento. Andando avanti però il copione diventa frastagliato e discontinuo, i flashback inciampano l'uno contro l'altro, togliendo respiro al fluire delle immagini, troppi passaggi risultano ripetitivi e didascalici. Se da un lato il cammino di Sergio nella notte trasmette l'ansia e la fatica del vivere, dei vuoti di valore di tanta società contemporanea, dall'altro questo approccio ad una purezza di tipo quasi francescano é affidata a troppi abbandoni, proiezioni oniriche, rimpianti di tipo intellettualistico, e resta irrisolto. Suscita poi qualche perplessità il collegamento tra il paradiso/felicità e la sequenza di chiusura sulla terrazza. Più in generale non c'è un approdo nel segno della continuità dell'amore e verso la famiglia. Per questi motivi il film, dal punto di vista pastorale, é da valutare come discutibile, conservando però nell'insieme un taglio del tutto problematico.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, con attenzione per la presenza di minori. Da recuperare in occasioni mirate, come ritratto contemporaneo in grado di suscitare riflessioni e spunti di discussione.