Orig.: Italia (2002) - Sogg.: tratto dal romanzo omomino di Sandro Veronesi - Scenegg.: Lara Fremder, Piergiorgio Gay - Fotogr.(Panoramica/a colori): Luca Bigazzi - Mus.: Quintorigo - Montagg.: Carlotta Cristiani - Dur.: 98' - Produz.: Lionello Cerri.
Interpreti e ruoli
Sergio Rubini (Gianni Orzan), Bruno Ganz (Gianni Bogliasco), Sandra Ceccarelli (Anna Orzan), Mariangela D'Abbraccio (madre di Matteo), Valeria Moriconi (madre di Gianni), Giuseppe Battiston (portiere di notte/soldato)
Soggetto
A Trieste il quarantenne Gianni Orzan, scrittore di libri per l'infanzia, ha da poco preso parte con la mamma, la sorella e la moglie al funerale del padre, integerrimo ufficiale dell'esercito. Una sera accetta controvoglia un passaggio in macchina da uno sconosciuto, un certo Bogliasco che va in giro con una pistola. Dopo aver invano tentato di liberarsene, Gianni si rassegna ad ascoltare quell'uomo, che dice di volergli parlare del padre. Arrivano così rivelazioni del tutto inattese. Bogliasco afferma che il vecchio appena deceduto, formalmente un ufficiale di carriera, é stato tutta la vita una spia dell'Unione Sovietica e un servitore di quel comunismo che nella pratica quotidiana sembrava avversare con decisione. Sconcerto, rabbia, dubbi di essere preso in giro rendono agitato Gianni, che nel frattempo ha anche il problema di un tradimento confessato quasi sottovoce per telefono dalla moglie, trasferitasi in campagna insieme al figlio di otto anni. Incapace di fronteggiare la situazione, Gianni sembra ormai prigioniero di Bogliasco, il quale lo porta in giro nelle zone di confine, gli ricorda fatti e persone che hanno coinvolto il padre, gli spiega i dettagli di certe operazioni di spionaggio messe in atto tra Ovest ed Est Europa. Quando torna a casa, confuso e disorientato, Gianni resta ferito in un incidente stradale. In ospedale arrivano la moglie e il figlio, e lui la accoglie con un gesto di riconciliazione. Bogliasco va al porto e si imbarca per una meta sconosciuta.
Valutazione Pastorale
Piergiorgio Gay é nato a Torino nel 1959. A 23 anni é tra i primi allievi di "Ipotesi Cinema", la scuola fondata nel 1982 da Ermanno Olmi e Paolo Valmarana. Esordisce nel 1998 con "Tre storie", ambientato in una comunità di recupero per tossicodipendenti: esempio di un cinema di taglio 'umanistico' in cui lo sguardo asseconda e non modifica, interiorizza ma non prevarica. "La forza del passato", suo terzo LM (in concorso alla Mostra di Venezia 2002), é tratto dall'omonimo romanzo di Sandro Veronesi, che Gay ha molto apprezzato. La trama a dire il vero è esile, i temi sono seri e importanti: riguardano il rapporto padre-figlio, la capacità di comunicare, l'umiltà di mettersi in ascolto, la difficoltà di conoscersi reciprocamente in ciò che ciascuna persona ha dentro di sè, dietro la facciata della vita quotidiana. Quello di Gianni, così, diventa un itinerario alla ricerca della verità, che forse è inconoscibile nella dimensione assoluta, ma può essere accostata in quella più tangibile della sincerità dei rapporti, della fiducia in quei valori che permettono di crescere e di costruire positivamente l'esistenza. Ambientato in una Trieste definita dal regista "città solitaria...con un suo mistero intimo", il film soffre sul piano narrativo qualche momento di distrazione, di poca compattezza che sottrae lucidità al percorso del protagonista. Restano tuttavia molte suggestioni stimolanti, al pari di atmosfere, sensazioni, emozioni, diluite in una sorta di thriller dell'anima. E Gay alla fine si apre alla convinzione che il rapporto padre-figlio sia in ogni caso più forte di coincidenze e occasionali rivelazioni. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come positivo, e senz'altro problematico.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria. Da recuperare nell'ambito di tematiche riguardanti il rapporto padre-figlio, e più in generale la famiglia, l'infanzia, il bisogno di verità.