Interpreti e ruoli
Toni Servillo (Jep Gambardella), Carlo Verdone (Romano), Sabrina Ferilli (Ramona), Carlo Buccirosso (Lello Cava), Iaia Forte (Trumeau), Pamela Villoresi (Viola), Galatea Ranzi (Stefania), Franco Graziosi (conte Colonna), Giorgio Pasotti (Stefano), Massimo Popolizio (Alfio Bracco), Sonia Gessner (contessa Colonna), Luca Marinelli (Andre), Serena Grandi (Lorena), Anita Kravos (Talia Concept), Massimo De Francovich (Egidio), Roberto Herlitzka (Cardinale Bellucci), Isabella Ferrari (Orietta), Dario Cantarelli (assistente della SAnta), Lillo Petrolo (Lillo De Gregorio)
Soggetto
Jep Gambardella, arrivato a Roma a 26 anni, ha scritto un romanzo dal titolo "L'apparato umano", con grande successo di vendita e molte lodi della critica. Così si è inserito nella società romana delle feste e dei salotti. Sono passati quaranta anni, oggi Jep conosce tutta la Roma che conta, non ha più scritto libri e si dedica ad articoli/interviste per un giornale di gossip. A circondarlo c'è una moltitudine di personaggi, dislocati nei vari ambiti del sistema "cultura/spettacolo/politica/affari/chiesa". Le giornate passano alla ricerca della festa alla quale andare la sera. Ma dopo balli, divertimenti e lunghi, snervanti discorsi, la stanchezza si fa sentire. L'arrivo di Suor Maria, anziana, sofferente, chiamata la "Santa", sembra mettere tutti di fronte alla necessità di fare delle scelte importanti. Qualcuno decide di lasciare la città, altri si rassegnano al silenzio. Il Tevere continua silenzioso a scorrere sotto i ponti.
Valutazione Pastorale
Forse, superato il mezzo secolo dall'uscita in sala (1961) e dalla Palma d'Oro vinta a Cannes 1960 da "La dolce vita" felliniana, i tempi erano maturi per un nuovo affresco sulla Roma contemporanea. Dice Sorrentino: "...rispetto alla bellezza della città, mi sento sempre come un visitatore sopraffatto dalla meraviglia. Eppure Roma è una città che lascia presagire indecifrabili pericoli, una sensazione di irrisolvibile, antico mistero, che ti puo far sentire fuori luogo (...)". Il regista accarezza i contorni monumentali e museali della città con insinuante aderenza, da subito alternando scenari del Sacro intinti nell'inchiostro con pagine profane intrise di decadente aggressività. I due aspetti procedono di pari passo, intraprendono la strada che conduce al "nulla". E' la cifra dominante del copione, quella che Jep dichiara come obiettivo e che diventa una sorta di manifesto valido per tutti. La "grande bellezza" in realtà nessuno l'ha trovata, quella di strade e palazzi langue nella polvere dei secoli che passano, affidati a nobili e custodi come larve e mummie invisibili. Sui terrazzi e dentro le ville, esseri umani in lotta tra loro si agitano, mossi solo (quasi) da edonismo e piacere sfrenato. La cultura è un pretesto, la comprensione un'arma per prevalere sull'altro. Uno strisciante nichilismo corrode le menti, gela i cuori, la possibilità di salvezza è nella rinuncia o nella fuga. L'affresco è duro, serrato, impietoso, da una parte realistico, dall'altra carico di segni e simbolismi anche oltre il necessario. E'indubbio il fascino visivo di molte sequenze, ma nell'arco dei 142' si fa strada l'impressione di una scrittura sovraccarica e un po' forzata. La bellezza alla fine diventa sinonimo di tristezza e di declino, simbolo di perdita, della fine dei valori riconosciuti. Non tutta Roma, ma uno spicchio di Roma, quello attraente, insinuante, seducente. Una Roma uguale a quella di Fellini? L'interrogativo resta sospeso. E il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, e in successive occasioni per avviare riflessioni sui molti spunti che propone. Molta attenzione è da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri strumenti tecnici.