Sogg.: liberamente tratto dal romanzo di Warren Adler - Scenegg.: Michael Leeson - Fotogr.: (panoramica/a colori) Stephen M. Burum - Mus.: David Newman - Montagg.: Lyvzee Klingman - Dur.: 116' - Produz.: James L, Brooks, Arnon Milchan
Interpreti e ruoli
Michael Douglas (Oliver Rose), Kathleen Turner (Barbara Rose), Danny De Vito (Gavin D'Amato), Marianne Sägebrecht (Susan), Sean Astin, Heather Fairfield, G. D Spradlin, Peter Donat, Dan Castellaneta, Gloria Cromwell, Harlan Arnold, Mary Fogarty
Soggetto
a Washington, Barbara Rose dopo diciotto anni di sereno matrimonio allietato fin dall'inizio dalla nascita di due figli, Josh e Carolyn, vuole dividersi dal marito Oliver perché dopo un presunto infarto di questi si è accorta che la possibilità di restare vedova non le dispiaceva affatto, in quanto il marito che le ha dato tutto ciò che una donna può desiderare (tra cui Susan, una governante per la loro casa perfetta piena di oggetti d'arte) tutto preso dalla propria carriera di avvocato non ha mai tenuto conto della sua individualità. A malincuore Oliver si rivolge a Gavin D'Amato, un avvocato amico di famiglia, per accordarsi sul divorzio: da questo momento inizia fra i coniugi una guerra accanita in quanto né l'uno né l'altra vogliono lasciare la dimora in cui hanno vissuto. Costretti a vivere separati nella stessa casa, limitano con tanto di piantina a colori i rispettivi habitat. L'accordo è finito ( e i due figli ancora giovanissimi ne risentono), mentre subentrano ripicche, scherzi atroci, rivalse e cattiverie in un turbine di porcellane preziose (sono di Oliver, ma Barbara infuriata le manda in briciole) e di odio reciproco. In realtà Oliver vuole ancora molto bene alla moglie, ma Barbara si è stufata di fare la donna di casa, essendosi scoperta vocazioni manageriali. Gavin D'Amato tenta la riconciliazione, ma la cocciutaggine dei due è come un muro insormontabile. I reciproci perfidi dispetti determinano dapprima la totale devastazione della loro splendida abitazione e successivamente la loro morte dopo essere precipitati nel vuoto appesi ad un grande lampadario.
Valutazione Pastorale
una storia comica, asprigna e anche amara allietata da molte situazioni spiritose prima di un tragico ed inatteso finale, raccontata dal regista Danny De Vito qui anche attore nella parte di un avvocato che tenta di distogliere un suo cliente dal divorziare ed incentrata sugli scherzi tra due coniugi. C'è dell'umor nero spesso e volentieri e ci sono alcune gag sapide, mentre volano nella stanze della bella dimora dei Rose giade e porcellane costosissime, che la decisa casalinga infrange e lancia con piacere. La casa, un tempo sognata come nido di amore, diventa un vero campo di battaglia, con tanto di tavole di legno inchiodate, suppellettili date alle fiamme e trappole per topi disseminate a minacciare i piedi scalzi di Oliver. Più che sui sentimenti ed il loro naufragio, la regia punta abilmente sulle stravaganze, i graffi e le astiose vendette, a volte quasi parodiando e sfiorando in toni burleschi le frontiere dell'horror. Si può concludere con la rituale "moralità": in ogni divorzio per passionali che siano le motivazioni e le cause, anche dolorose i problemi e gli impicci della divisione della "roba" sono tali e tanti, che vale la pena di pensarci a lungo prima di decidersi. Eccellenti i tre interpreti: implacabile e grintosa Kathleen Tumer; più innamorato, ma inviperito il capo di casa (Michael Douglas); sempre comico e paradossale Danny De Vito.