Orig.: Italia/Bulgaria/Spagna (2007) - Sogg. e scenegg.: Paolo e Vittorio Taviani liberamente ispirati all'omonimo romanzo di Antonia Arslan - Fotogr.(Panoramica/a colori): Giuseppe Lanci - Mus.: Giuliano Taviani - Montagg.: Roberto Perpignani - Dur.: 117' - Produz.: Ager 3.
Interpreti e ruoli
Paz Vega (Nunik), Moritz Bleibtreu (Youssouf), Alessandro Preziosi (Egon), Angela Molina (Ismene), Mohammad Bakri (Nazim), Tcheky Karyo (Aran), Mariano Rigillo (Assadour), Hristo Shopov (Isman), Christo Jivkov (Taner), Stefan Danailov (presidente del tribunale), Yvonne Brulatour Sciò (Livia), Nicolò Diana (Avetis ), Ubaldo Lo Presti (Kambussian), Linda Batista (signora turca), Andrè Dussolier (colonnello Arkan), Enrica Maria Modugno (moglie di Arkan), Arsinèe Khanjian (Armineh)
Soggetto
Turchia, 1915. In una piccola città la famiglia Avakian, all'indomani della scomparsa dell'anziano patriarca, vive cercando di ignorare un certo clima pesante che tende a favorire la persecuzione contro la minoranza armena. Quando tutti si trasferiscono nella masseria delle allodole, una grande costruzione lasciata dal padre in eredità al figlio Assadour che dall'Italia si appresta a tornare in patria, viene organizzata una grande festa. Ma ben presto la situazione precipita. Alla masseria arrivano i soldati turchi. Tutti i maschi, anche bambini, vengono trucidati. Le donne, fatte prigioniere, sono obbligate ad una marcia forzata verso il deserto, condannate a morire. Quando la colonna arriva alle porte di Aleppo, Nazim, della Confraternita dei mendicanti, e Ismene, una greca al servizio degli Avakian, riescono a corrompere alcune guardie e a organizzare una fuga. Nella notte però i bambini urlano, i soldati si allarmano, e la giovane Nunik viene scoperta, e subito uccisa. Quattro anni dopo, al processo, Youssuf, un soldato semplice che si era innamorato di Nunik, trova il coraggio per denunciare quei crimini. Ma cambia poco, e quei procedimenti non sono mai arrivati ad una conclusione.
Valutazione Pastorale
Non è frequentissimo, ma capita che in un film ci sia uno stridente contrasto tra l'argomento scelto e la sua realizzazione. Di sicuro succede in questa occasione, perché se l'obiettivo di recupero di una tragedia dimenticata come quella del popolo armeno é meritevole e condivisibile, meno azzeccate sembrano le modalità espressive scelte dai due autori. All'incalzare dei 'fatti', che scorre con pertinente drammaticità, non corrisponde un'adeguata presenza dei personaggi, principali e minori. I caratteri sono costruiti con rapida approssimazione, le psicologie sono affidate a sfumature e dialoghi più adatti ad una modesta fiction televisiva. Dove appunto tutto può essere recepito in quanto 'finto'. Ma qui invece é (o dovrebbe essere) tutto 'vero'. E allora mancano secchezza, cinismo, passione, comprensione. Uccidere i propri neonati o torturare donne e bambini appare un espediente artificioso, mentre sappiamo che é stato tragicamente vero. Dal punto di vista pastorale, il film é pertanto da valutare come accettabile per il suo intento di denuncia ma semplicistico per come propone la ricostruzione di fatti autentici.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, con attenzione per gli spettatori più sensibili. Stessa cura é da tenere per i più piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.