Orig.: Cile/Francia/Spagna (2015) - Sogg. e scenegg.: Patricio Guzman - Fotogr.(Panoramica/a colori-B&N): Katell Djian (fotografia addizionale: Patricio Guzman, David Bravo, Yves De Peretti, Patricio Lanfranco, Raul Beas - Mus.: Miranda & Tobar, Hughes Maréchal - Montagg.: Emmanuell Joly - Dur.: 82' - Produz.: Renate Sachse per Atacama Production in coproduzione con Valdivia Film, Mediapro, France 3 Cinema - 65^ FESTIVAL DI BERLINO 2015, ORSO D'ARGENTO PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA E PREMIO DELLA GIURIA ECUMENICA.
Soggetto
L'acqua nella sua gigantesca espansione. Numeri impressionanti riassumono la storia del Cile stretta in una interminabile lingua di terra, in un mare a perdita d'occhio, in un cielo difficile da incorniciare nei giusti confini. Patricio Gutzman, il regista, osserva e commenta. Sul territorio cileno c'è una popolazione nativa che vive con poco. Ma poi arrivano i colonizzatori, e la storia cambia...
Valutazione Pastorale
Il racconto prosegue con l'osservare i vecchi abitanti di un Cile arcaico e antico. Alcuni vengono intervistati, altri ricordano le loro origini e il loro stato attuale. Poi arriva il ventesimo secolo, e lo Stato governato da Allende viene travolto dalla violenza di Pinochet. Dall'acqua emergono le tristi tracce della sofferenza degli abitanti. Un bottone di madreperla incrostato nella ruggine di una rotaia in fondo al mare diventa una traccia che non si cancella della popolazione rinchiusa a Villa Grimaldi, diventato il centri cileno della detenzione e della tortura. Il doloro presente, le canzoni dell'acqua centrali nella cultura dei Selknams, i nativi che invano hanno tentato di non soccombere. Ecco, il dolore del presente si fonde nel ricordo del passato, fatto di privazioni, di sottrazione, di assenza. E' una nazione che ha sofferto, e non puoi darti una spiegazione logica. Scrittori, poeti, seri e dalla memoria lucida chiedono di guardare la futuro. Ma l'acqua non si dimentica, così l'infinito spazio del cielo. Sembra di perdere il filo del discorso, qualcuno prova a rimettere in gioco un ragionamento plausibile. A ripercorrere il Cile e la sua bellezza, il Cine e la sua violenza si rischia di perdere il filo. E la conclusione davvero non c'è. Sarebbe come chiedere alla poesia di avere un senso. Dal punto di vista pastorale, il film è ad valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e, tenendo fermo il suo dispositivo narrativo così bello, aspro, dilaniato e convulso, è da affidare a dibattiti. Difficile cogliere un'altra occasione per una riflessione sulla vita e sulla storia altrettanto lucida, intensa, scolpita nelle ferite e nel sangue degli ultimi.