LA MIA VITA IN ROSA

Valutazione
Inaccettabile, fuorviante
Tematica
Omosessualità
Genere
Commedia
Regia
Alain Berliner
Durata
88'
Anno di uscita
1998
Nazionalità
Belgio
Titolo Originale
MA VIE EN ROSE
Distribuzione
Cecchi Gori Distribuzione
Soggetto e Sceneggiatura
Chris Vander Stappen, Alain BerlinerChris Vander Stappen, Alain Berliner
Musiche
Domique Dalcan
Montaggio
Sandrine Deegen

Sogg e Scenegg.: Chris Vander Stappen, Alain Berliner - Fotogr.: (Panoramica/a colori) Yves Cape - Mus.: Domique Dalcan - Montagg.: Sandrine Deegen - Dur.: 88' - Produz.: Caro-le Scotta

Interpreti e ruoli

Michèle Laroque (Hanna), JeanPhilippe Ecoffey (Pierre), Helene Vincent (Elisabeth), Georges Du Fresne (Ludovic), Daniel Hanssens (Albert), Laurence Bibot (Lisette), JeanFrançois Galotte (Jeannot), , Caroline Baehr, Julien Riviere, Cristina Barget, Anne Coesnes, Erik Cazals De Fabel, Gregory Diallo, Marie Bunel.

Soggetto

Soggetto: Ludovic è un bambino di sette anni che si sente bambina, al punto da dichiarare che, da grande, diventerà una ragazza. Presi dai soliti problemi quotidiani e da altri tre figli, il padre Pierre e la mamma Hanna sul momento non danno peso alla cosa, giudicandola uno scherzo infantile. Ludovic però ama identificarsi con la magica Pam, eroina di un serial televisivo, si com-porta come lei, e alla festa organizzata dai genitori si fa vedere con abiti fem-minili. Così cominciano le preoccupazioni e l’incertezza sulle cose da fare. Le sedute con una psicanalista producono effetti molto relativi. Ludovic con-tinua ad atteggiarsi da femminuccia, rimanendo molto tranquillo mentre ad essere tesi e nervosi sono i genitori in contrasto tra loro sui comportamenti da tenere. Hanna vuole essere comprensiva e disponibile, Pierre è meno accomodante e si lascia andare a scatti d’ira piuttosto forti: alla sua fragilità contribuisce anche l’incerta situazione che vive in ambito professionale. Lo studio dove lavora sta passando un momento delicato e lui avrebbe bisogno di proporsi con una situazione familiare solida e serena. Ludovic, che portava i capelli a caschetto come una ragazzina, viene rapato quasi a zero ma la situazione non migliora. Le chiacchiere dei vicini si fanno più insistenti e parlano di scandalo e di pericolo. Quando Pierre viene licenziato, la famiglia si trasferisce a Clermond Ferrand. Qui Ludovic conosce Christine, una bam-bina che si vuole vestire da ragazzo. Fanno a cambio di vestiti, Hanna li vede, prende a schiaffi Ludovic, poi sviene. Si risveglia e dice che Ludovic sarà sempre il suo (e il loro) bambino. Qualunque cosa accada.

Valutazione Pastorale

il film parte con buone intenzioni, affrontando un problema senz’altro serio, quale quello dell’identità fisica e personale nell’età adolescenziale, con il contorno del ruolo e delle responsabilità che in questo ambito vengono a svolgere la famiglia, la scuola, il medico e con la denuncia di certe reazioni della società cosiddetta ‘civile’ di fronte alla presa d’atto della situazione. Posto però il problema, il film si produce in uno svolgimento fallimentare: didascalico, senza sfumature, accomodante, teso solo a dimostrare la tesi che l’unica soluzione è quella di dire che il problema in realtà non esiste, tutto è uguale, indifferente, appiattito. Qualunquista nello svolgimento e nell’ammiccante fìnale, il film è totalmente falso, privo di idee, pedagogicamente assurdo, privo di sensibilità, a meno di non considerare tale la consolatoria e stucchevole conclusione all’insegna del ‘tanto peggio tanto meglio’. Dal punto di vista pastorale, il film va considerato inaccettabile, esempio deteriore di un cinema che si occupa di adolescenti, senza rispettarne l’individualità o l’interiorità ma solo con toni fastidiosi, bamboleggianti e fuorvianti,
Utilizzazione: l’utilizzazione del film è del tutto sconsigliata. Potrebbe essere proposto, in negativo, ad insegnanti ed educatori per capire come certo cinema faccia passare idee e convinzioni fasulle e prive di fondamento.

Le altre valutazioni

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