LA MIA VITA SENZA ME

Valutazione
Discutibile, Problematico, dibattiti
Tematica
Donna, Famiglia, Malattia, Morte
Genere
Drammatico
Regia
Isabel Coixet
Durata
101'
Anno di uscita
2004
Nazionalità
Canada, Spagna
Titolo Originale
Mi vida sin mi
Distribuzione
Warner Bros Italia
Soggetto e Sceneggiatura
Isabel Coixet tratto da un romanzo
Musiche
Alfonso De Villalonga
Montaggio
Lisa Jane Robinson

Orig.: Canada/Spagna (2002) - Sogg.: tratto da un romanzo - Scenegg.: Isabel Coixet - Fotogr.(Panoramica/a colori): Jean Claude Larrieu - Mus.: Alfonso De Villalonga - Montagg.: Lisa Jane Robinson - Dur.: 101' - Produz.: Esther Garcia, Gordon McLennan.

Interpreti e ruoli

Sarah Polley (Ann), Scott Speedman (Don), Amanda Plummer (Lauree), Maria De Medeiros (la parrucchiera), Mark Ruffalo (Lee), Leonor Watling (Ann), Deborah Harry

Soggetto

A Vancouver la vita di Ann (23 anni, due figlie di sei e quattro anni; il marito Don che progetta piscine e quindi lavora poco; la residenza in una roulotte parcheggiata nel giardino della madre) procede faticosa ma felice. Quando comincia ad accusare dei dolori e il medico, dopo molti esami, le diagnostica un tumore all'utero e circa due mesi di vita, tutto cambia. Ann non dice niente, ma fa per se stessa un promemoria delle cose da fare nel tempo che le resta. Dopo essere andata dal parrucchiere per cambiare pettinatura, Ann una sera in lavanderia conosce Lee e, decisa a fare un'altra esperienza lei che a 17 anni era già moglie e madre, avvia una relazione con lui. Quindi registra su nastri gli auguri per le figlie per tutti i compleanni futuri fino ai 18 anni. Va poi a trovare il padre, in prigione e non più visto da tempo. Quindi fa amicizia con la nuova vicina di casa: è una ragazza, si chiama anche lei Ann e ha passato una brutta esperienza come infermiera. Registra anche un messaggio per Don, e poi allontana Lee, che le dice di essere innamorato di lei. Ann muore. Ma l'altra è forse in grado di sostituirla, e la madre ora è più cortese con la nipotina, e Lee mette a frutto la lezione di quel rapido, intenso rapporto.

Valutazione Pastorale

Fin troppo scopertamente il racconto gioca su un contrasto il più stridente possibile: da un lato una famiglia felice, se possibile resa ancora più unita da difficoltà logistiche e pratiche; dall'altro l'arrivo della malattia, quella definitiva e senza ritorno. Dalla decisione della protagonista di non rivelare la notizia prende il via il taglio per così dire 'personalizzato' del film: ossia Ann compie alcune scelte attraverso le quali vuole in qualche modo cambiare e indirizzare la vita di altri, quando lei non ci sarà più. Quasi superfluo dire che il tema è forte, difficile e a forte rischio di rappresentatività. Certo non esente da qualche suggerimento del coproduttore Pedro Almodovar, la regista ispano-canadese imbocca il territorio delle emozioni dirette e della sublimazione del dolore nel melodramma, cedendo a contraddizioni e a scarti narrativi nei quali realismo e artificio si passano di continuo il testimone. E' legittimo vivere intensamente la vita che resta, ma fin dove possono arrivare altruismo, generosità, abnegazione? Nel gioco amaro Ann resta come invischiata e il desiderio finale della preghiera ("non so chi non so che cosa") é un'apertura che può comprendere tutto il resto. Tra notazioni anche sofferte e molti passaggi costruiti, il film resta come sospeso e, dal punto di vista pastorale, è da valutare come discutibile, comunque problematico e adatto per dibattiti.
UTILIZZAZIONE: nella programmazione ordinaria il film, per lo svolgimento che presenta, si indirizza ad un pubblico adulto. E' da proporre in occasioni mirate, per avviare riflessioni e confronti sulle suggestioni offerte dalla vicenda. Attenzione in ogni caso per i minori in vista di passaggi televisivi, di utilizzo di VHS e DVD.

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