Orig.: Gran Bretagna (2003) - Sogg.: Joe Simpson dal proprio libro "La morte sospesa" - Scenegg.: Joe Simpson - Fotogr.(Panoramica/a colori): Mike Eley - Mus.: Alex Heffes - Montagg.: Justine Wright - Dur.: 106' - Produz.: John Smithson.
Interpreti e ruoli
Nicholas Aaron (Simon Yates), Brendan Mackey (Joe Simpson), Ollie Ryall . (Richard Hawking)
Soggetto
Due amici alpinisti, Joe Simpson e Simon Yates, raccontano la vera storia della loro scalata al Siula Grande, oltre 6500 metri nelle Ande peruviane. E' il 1985 e i due, lasciato Richard, il terzo del gruppo, al campo-base, iniziano la difficile prova. Al terzo giorno arrivano sulla vetta, ma la successiva discesa si rivela più ardua del previsto. Fratturatosi una gamba, Joe è costretto a laciarsi calare da Simon legato ad una corda ma sfortunatamente finisce in uno strapiombo e Simon, per non precipitare con lui, decide di tagliare la corda. Joe precipita in un crepaccio e Simon, credutolo ormai morto, fa ritorno al campo. Joe invece sopravvive alla caduta e con mezzi di fortuna, ferito e senza viveri, inizia un viaggio di riorno sfibrante ed estenuante. Dopo tre giorni raggiunge il campo-base dove viene soccorso dagli increduli Simon e Richard. In seguito Simon è stato fortemente rimproverato dalla comunità degli alpinisti per non aver aspettato l'amico. Mentre proprio Joe lo ha invece sempre difeso.
Valutazione Pastorale
I fatti, come si sa, sono autentici. Il regista Kevin MacDonald li ricostruisce secondo la linea di una cronaca che vorrebbe essere il più possibile asciutta e distaccata. E' uno di quei casi però in cui sapere che tutto é già successo (ed é successo così) penalizza la realizzazione, di cui non sono ben individuabili le motivazioni. Sfidare la natura, lo sappiamo, vuol dire spesso sfidare se stessi, l'infinito, l'irrazionale contro la ragione. Joe in particolare sperimenta su se stesso il grado di resistenza umana, le possibilità di sopportazione del dolore, le capacità della volontà. L'alternanza del racconto dell'avventura con gli interventi dei veri scalatori fa diminuire il pathos della vicenda e crea scollamento tra le cose da dire e il già detto (ossia il già successo). Gli spiragli di riflessione (l'ateismo, l'amicizia, la solitudine...) sono solo rapidi accenni. Resta l'apprezzamento d'insieme per un prodotto originale e in grado di suscitare interesse non solo tra gli appassionati. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come accettabile e nell'insieme realistico.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, e da recuperare anche nell'ambito del rapporto cinema/sport o cinema/montagna.