Orig. : Italia (1998) - Sogg. e scenegg. : Ugo Chiti, Nicola Zavagli - Fotogr. (Panoramica / a colori) : Raffaele Mertes - Mus. : Aldo De Scalzi - Montagg. : Roberto Perpignani - Dur. :122' - Produz. : Cecchi Gori Group Tiger Cinematografica.
Interpreti e ruoli
Maria Grazia Cucinotta. (Anna), Lazar Ristovski (Fosco), Patrizia Corti (Fernanda), Giorgio Noé (Livio), Jessica Auriemma (Santina), Stefano Abbati (Umberto), Sergio Pierattini (Moreno), Patrizia Telara (Antonella), Floriano Nuti, Pietro Fornaciari, Dante Daddi, Giovanna Russo.
Soggetto
Estate del 1957 in Toscana. Fosco, ex partigiano ora camionista commerciante ma anche capo di un gruppetto di amici tombaroli, sposa in seconde nozze Anna, una bellissima ragazza madre siciliana. La donna, all'inizio a disagio di fronte all'esuberanza del marito, a contatto con le altre che lavorano per Fosco e sostenuta dalla cognata Fernanda, si fa coraggio, comincia ad essere più esigente verso il marito e a prendere le difese di Livio, il figlio di lui, timido e chiuso ragazzo alle soglie della maturità. Un giorno Fosco, mentre cerca di vendere un pezzo archeologico ritrovato di nascosto, viene arrestato e poi condannato al carcere. In questo periodo di assenza del padre, Livio comincia ad attaccarsi ad Anna, fino a che tra i due esplode una incosciente passione. Quando Fernanda lo viene a sapere, impone ad Anna la regola del silenzio. Ma Fosco, tornato a casa, ne viene informato e non fa drammi. Nei confronti del figlio, cerca lentamente di concederli il perdono per riconquistarne l'affetto; verso la moglie invece decide di ristabilire con atteggiamenti molto decisi quel senso delle priorità, che si era smarrito. Due anni dopo ad una comunione tutta la famiglia si ritrova. Livio è fidanzato con Antonella, ma tra lui e Anna corre uno sguardo malinconico e disarmato.
Valutazione Pastorale
La storia poggia su una felice ambientazione in una Toscana agreste anni Cinquanta, illuminata da luci nette e pastellate che ricordano certa pittura macchiaiola. Il tono della vicenda é più incerto. Il regista sembra indeciso tra la commedia di costume,il dramma sentimentale, il melodramma. Certo i passaggi più frequenti attengono a situazioni, vicende, risvolti che riguardano un tipo di commedia bonaria e facile, con attenzione minima alle psicologie e più voglia di costruire ambienti, dialoghi, sguardi. Certe riflessioni tuttavia non sono superficiali (il perdono finale del padre al figlio, la necessità da parte del ragazzo di crescere fuori dalla presenza ingombrante del padre, i modi tutt'altro che sbrigativi di Anna). Nell'insieme quindi il film alterna momenti felici ad altri decisamente leggeri e superflui, ma non perde di vista una certa misura narrativa. Dal punto di vista pastorale, può essere valutato come discutibile, sia pure segnalando qualche superfluo momento di scabrosità.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria con attenzione per la presenza dei minori. E' da recuperare per parlare di temi quali: famiglia, rapporto padre-figlio, l'Italia anni Cinquanta.