Sogg.: Liberamente tratto dal roman- zo "La stanza dello scirocco" di domenico Campana - Scenegg.: Suso Cecchi D'Amico, Salvatore Marcarelli, Maurizio Sciarra - Fotogr.: (Panoramica/ a colori) Arnaldo Catinari - Mus.: Eugenio Bennato - Montagg.: Cecilia Zanuso - Dur.: 89' - Produz.: Fandango
Interpreti e ruoli
Giancarlo Giannini (marchese di Acquafurata), Tiziana Lodato (Rosalia Labate), Paolo De Vita (Notaio Bartolo Spatafora), Francesco Beni- gno (Vincenzo Labate), Tony Sperandeo (meccanico Sollima), Valentina Biasio (Maria), Lucia Sardo (Lucia), Maria Terranova, Paola Pace, Maria Rosa Sapienza, Antonello Puglisi, Santo Pennisi, Ignazio Pappalardo, Pasquale Spadola
Soggetto
E' il 1936. Il marchese di Acquafurata, che da anni viveva a Parigi, fa ritorno in Sicilia. Sua cugina, morendo, lo ha lasciato erede del palazzo di famiglia a condizione che vi venga destinata la sede del locale partito fascista. Il marchese, noto per la sua militanza antifascista, è ricercato dalla polizia. Scoppia un incendio nel palazzo, il suo maggiordomo muore e lui, puntando sul fatto di non essere più molto conosciuto, ne prende il posto, facendo credere che a morire sia stato il marchese. Il notaio Spatafora, anch'egli antifascista, teme le conseguenze di questo gesto, il podestà vuole quanto prima aprire la sede, e così il marchese escogita un altro stratagemma: fa ritrovare un falso testamento, in cui si dice che il palazzo deve essere regalato ad una coppia di terremotati che avevano fatto domanda per una casa popolare. Nel palazzo si insediano così Vincenzo e Rosalia, giovani sposi, lui cavatore di pietre, lei bellissima e sensibile. Durante una visita al palazzo, il marchese riscopre grazie a Rosalia una particolare stanza del palazzo, la stanza dello scirocco, scavata nel tufo come rifugio durante le giornate in cui tirava appunto il vento di scirocco. Rosalia rimane colpita da quello che lei pensa essere il maggiordomo e, quando Vincenzo parte per la guerra d'Africa, riesce a dichiaragli la propria passione. Questa dichiarazione risveglia nel marchese sentimenti che avrebbe voluto accantonare per sempre ma che non può respingere. Scoperta dalla madre e dalla sorella, Rosalia viene allontanata dal palazzo. Il marchese, mettendo a rischio l'operazione in corso di fuga di un esiliato politico, chiede a Rosalia di tornare per fuggire insieme. Quando tutto sembra perduto, e l'esiliato è partito senza bisogno del motoscafo del marchese, questi sta per decidere di tornare in Francia. Da lontano, una voce lo chiama, è Rosalia che è riuscita a fuggire. Si abbracciano e, sul motoscafo, corrono verso la libertà.
Valutazione Pastorale
il film si divide tra uno sfondo storico ben ricostruito, notazioni realistiche d'ambiente attendibili e passaggi un po' forzati, sopra le righe che lo rendono nell'insieme grottesco. Ci sono incongruenze di sceneggiatura (com'è possibile quello scambio di persona?), qualche figura troppo di maniera, qualche facile preziosità nel disegno d'epoca. Di contro la storia d'amore è raccontata con grande sensibilità (ma che fine fa il marito di lei?), Giannini è bravo a rendere le varie sfumature delle proprie sensazioni, si avvertono quasi i sapori delle radici culturali siciliane in cui è collocata la storia. Dal punto di vista pastorale, il tono grottesco permette di guardare il tutto con occhio non realistico e quindi di dare meno peso a certi atteggiamenti troppo disinvolti, che offrono qualche scabrosità,
Utilizzazione: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, con attenzione per la presenza dei minori, La qualità tecnica comunque notevole lo rende proponibile in altre circostanze, come ritratto d'ambiente dell'Italia anni Trenta. Il film è tratto dal romanzo omonimo del scrittore Domenico Campana.