LA STORIA INFINITA 3

Valutazione
Inconsistente, Banalità
Tematica
Film per ragazzi
Genere
Fantastico
Regia
Peter Mac Donald
Durata
90'
Anno di uscita
1995
Nazionalità
Repubblica Federale Tedesca
Titolo Originale
DIE UNENDLICHE GESCHICHTE III
Distribuzione
Buena Vista International Italia
Soggetto e Sceneggiatura
Jeff Lieberman liberamente ispirato al libro "Die Unendliche Geschichte" di Michael Ende
Musiche
Peter Wolf
Montaggio
Michael Bradsell

Sogg.: liberamente ispirato al libro "Die Unendliche Geschichte" di Michael Ende - Scenegg.: Jeff Lieberman - Fotogr.: (panoramica/a colori) Robin Vidgeon - Mus.: Peter Wolf - Montagg.: Michael Bradsell - Dur.: 90' - Produz.: Dieter Geissler, Tim Hampton

Interpreti e ruoli

Jason James Richter (Bastian), Melody Kay (Nicole), Jack Black (Slip), Freddie Jones (Koreander), Julie Cox (l'Infanta imperatrice), Tony Robinson (Engywook), Moya Brady (Urgl), Carole Finn, Ryan Bollmann, Thomas Petruo, Tracey Ellis, Kevin Mc Nulty

Soggetto

Bastian, un bravo ragazzo, si è trasferito in un'altra città: il padre Barney si è risposato con la divorziata Jane che ha una figlia, Nicole, con la quale Bastian ha continui litigi. A scuola un gruppo di ripetenti, i "cattivi", capitanati dal crudele Slip, comincia a tormentarlo: lo rinchiude nelle caldaie, lo costringe a rifugiarsi in biblioteca dove trova il signor Koreander, qui trasferitosi dopo aver venduto il suo negozio di libri. Questi ha però portato con sé il magico libro "La storia infinita", tramite il quale Bastian si reca nel regno di “Fantasia”, dove ritrova lo gnomo Engywook con la bisbetica moglie Urgl; il Mordiroccia, che si è sposato ed ha un bimbo; Barky, l'albero parlante, e Falkor, il drago volante. Dato che i "cattivi" hanno preso il libro e cominciano ad usarlo per seminare il male dappertutto, l'Infanta imperatrice decice di dare l'Aurin, il suo medaglione magico, a Bastian perché rimetta le cose a posto. Tutta la "compagnia" ripiomba sulla terra, in luoghi diversi e con diverse peripezie tutti raggiungono Bastian. Frattanto Nicole ha visto l'Aurin e se ne impadronisce per usarne i magici poteri a scuola con la scorbutica insegnante e in una boutique per farsi un guardaroba: ma i "cattivi" riescono a sottrarle il medaglione. Poi Bastian viene catturato, ma stimolato dalla sorellastra decide di affrontare i "cattivi" utilizzando il karate e finisce per sconfiggerli. Tornate le creature di “Fantasia” con l'Aurin al loro regno, esprimono il desiderio che la pace e l'armonia ritornino: così anche i "cattivi" diventano buoni e gentili.

Valutazione Pastorale

guardando questo terzo saccheggio cinematografico dell'affascinante libro di Michael Ende si ha il timore di essersi imbattuti non nella "storia", ma nella "serie" infinita. Serie che iniziata dal regista Wolfgang Petersen con un certo livello, perlomeno sul piano spettacolare, col primo film, scade, con questo terzo parto, firmato da Peter Mac Donald, in un film sciocco e inconcludente, un guazzabuglio tra fiaba moderna per bambini, psicodramma familiare e pupazzi usciti dai cartoon delle famigerate tartarughe Ninja, le cui movenze e soprattutto sciocchezze i Mordiroccia sembrano ereditare con sospetta fedeltà, vista la matrice comune del design e della progettazione. Il piccolo Mordiroccia è in effetti una tartarughina Ninja di pietra, privata delle attitudini marziali, ma se possibile ancora più puerile. Il dramma familiare di Bastian, i rapporti con padre, matrigna e sorellastra sembrano ricalcare quelle lagrimevoli serie televisive per l'infanzia mentre la storia in sé, farraginosa, insulsa e superficiale denota una mancanza di idee. Il film non sfrutta o sviluppa situazioni e personaggi lasciati sospesi nel libro, ma si limita a rubacchiare i personaggi ideati da Ende come se fossero figurine di un albun per incollarle in un contesto cinematografico completamente avulso dalle atmosfere che contraddistinguono la storia originale. Oltretutto l'espediente di far emigrare con Bastian il libraio, i caratteri dei cattivi, l'uso del libro come un trasportatore tipo Star Trek ed infine il ricorso al karate per la soluzione della vicenda, sottolineano una banalizzazione totale di una geniale e poetica invenzione letteraria.

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